Chi ha paura dell’acqua pubblica? Qual è la posta in gioco che ruota attorno ad un una delle più importanti lotte democratiche che attraverso il referendum punta all’affermazione di un diritto indisponibile? Le multinazionali del settore e la politica affaristica intendono suggellare definitivamente la legalità illegittima del profitto e la realizzazione della privatizzazione selvaggia di ogni bene. Il pensiero liberista al potere - che non ha nulla a che fare con il liberalismo - propugna la vendita di ogni cosa suscettibile di valutazione economica per coprire i buchi dei fallimenti di stato. Le crisi economico-finanziarie aggravate dalla degenerazione del capitalismo vengono utilizzate per realizzare la vendita dei beni comuni: dalla cultura, al paesaggio, per passare all’acqua. La spesa pubblica è bulimica nel settore delle armi, per divenire anoressica per le politiche sociali, il welfare, il sapere, la ricerca. Tutto è in vendita, dai parlamentari alle coscienze. Il sogno dei malfattori è che l’Italia divenga una immensa Spa, con consigli di amministrazione composti da politici o loro prestanomi, da prenditori di soldi pubblici, borghesia mafiosa e criminalità organizzata dei colletti bianchi. Acqua pubblica è, invece, uguaglianza e democrazia. Difendere l’acqua pubblica significa lottare per i beni comuni, per le disuguaglianze fondate sul reddito e per la libertà. La privatizzazione dell’acqua è l’apice del dominio dei mercati sulla cultura dei diritti. Difendere l’acqua pubblica significa garantire il libero accesso a tutti al principale bene primario e affermare l’uguaglianza delle persone di fronte all’acqua, linfa di vita. Privatizzare l’acqua vuol dire escludere, rafforzare i poteri delle forze sistemiche nella società, ricordare la legge del più forte anche di fronte ad un bicchiere per la vita. Nella lotta per il referendum non c’è solo l’auspicio di una vittoria per il raggiungimento della difesa di un caposaldo democratico, ma l’inizio della riscossa del valore dei beni di tutti sui privilegi di pochi. Etica pubblica vuol dire perseguimento dell’interesse collettivo; il pubblico è necessario per lo sviluppo della società. Scuola e università pubbliche significano accesso di tutti al sapere. Giustizia e sicurezza pubblica vogliono dire tutela dei diritti e garanzia di uguaglianza. Sanità pubblica prevedere a tutti il diritto alla salute. Il privato è legittimo, purchè non depotenzi la priorità del pubblico. Nell’acqua, invece, privatizzare non è legittimo, è arbitrio, sopraffazione, prepotenza. La privatizzazione dell’acqua è il culmine dell’involuzione culturale in atto, con la prevalenza dell’avere sull’essere, con il consolidamento del potere dei detentori del capitale mondiale capaci di avere il dominio delle coscienze dei più deboli anche controllando l’accesso al bene primario. L’acqua è pubblica, è nostra, non è cosa loro, non va inquinata dal denaro.
Luigi de Magistris da Agenda Rossa de l'Unità del 5 marzo 2011
Nessun commento:
Posta un commento