sabato 2 luglio 2011

Rivoluzione culturale e strategie unitarie per sciogliere i nodi del Mezzogiorno

Le soluzioni per il rilancio del Sud negli interventi di Marzano, Giannola, Coppola e D'Amato

Sorrento - “L'unificazione dell'Italia non è ancora compiuta. C'è un contrasto tra la temporaneità e incertezza degli incentivi, da una parte, e la cronicità degli squilibri che affliggono il Sud, dall'altra. Gli incentivi passano, ma gli squilibri infrastrutturali restano”. Il presidente del Cnel, Antonio Marzano, è intervenuto stamane sul palco dell'Hilton Sorrento Palace nella giornata conclusiva del meeting “Mezzogiorni d'Europa. Il caso Italia. Nodi gordiani e soluzioni alessandrine”, organizzata dall'Osservatorio Banche Imprese in collaborazione con Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Associazione Premio Internazionale Guido Dorso, Svimez, Centro Studi Federico Caffè, Fondazione Curella e Fondazione Mezzogiorno Europa. “Negli ultimi anni – ha aggiunto Marzano - il Paese si è organizzato in modo corporativo: le riforme ledono questi interessi di parte e, di conseguenza, sono osteggiate. Evidentemente, l'opportunità di fare riforme è valutata in base alla necessità di non perdere consenso politico e non in base alle esigenze del Paese. Altro problema è l'assenza di una politica di lungo periodo: ne pagano le conseguenze i giovani, che sono troppo pochi in un Paese che diventa sempre più vecchio, e le aree sottosviluppate”. Per Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, per il rilancio del Sud servono 3 milioni di nuovi occupati: in un periodo di 15 anni, il Sud dovrebbe crescere del 6% annuo e raddoppiare il suo Pil.


“Per conseguire questo obiettivo – ha spiegato - occorre riqualificare la spesa al Sud e migliorare l'utilizzo dei fondi europei, selezionare progetti infrastrutturali e privilegiare quelli in fase avanzata e quelli di interesse strategico, semplificare drasticamente gli strumenti di sostegno alle imprese, privilegiare misure automatiche capaci di far ripartire gli investimenti al Sud, in particolare il credito di imposta”. E' necessaria una inversione di tendenza, ha concluso, ed un forte impegno da parte del governo, delle regioni e dell'Ue. Le politiche di coesione sono state invece al centro dell'intervento di Wolfang Streitemberger, consigliere presso la Direzione Politica regionale della Commissione europea. Uno strumento, ha evidenziato, per sostenere lo sviluppo delle aree depresse dell'Europa. Streitemberger ha evidenziato come il progetto della Commissione relativo agli interventi per il recupero dei ritardi di sviluppo, continuerà anche per il periodo 2014-2020. E insistito sulla necessità che si proceda in maniera efficace alla gestione della programmazione e della spesa di questi fondi, sottolineando la situazione dell'Italia meridionale, fortemente in ritardo anche nei confronti delle altre regioni europee. Patrycja Artymowska, rappresentante del ministero per lo Sviluppo regionale polacco, ha poi illustrato la struttura amministrativa e le politiche di rilancio dell'economia in Polonia, evidenziando l'opportunità di trasformare le grandi città in una sorta di distretti produttivi. A presiedere la seconda sessione di lavori, il presidente della Svimez, Adriano Giannola. “Dal '92 in poi il localismo come modello di sviluppo ha fallito – ha dichiarato – E' necessario un maggiore coordinamento tra le regioni del Sud. E sono necessarie riforme strutturali che indichino le priorità da affrontare. Bisogna tenere presente che la questione meridionale non esiste. Esiste invece una questione nazionale che ci impone di formulare e rispondere a due interrogativi: dove sta andando a finire il “sistema Italia” e come Nord e Sud, insieme, possano invertire la tendenza verso il declino”. A seguire, la tavola rotonda sul tema “Il Mezzogiorno d'Italia tra Europa, Mediterraneo e mercato globale”, coordinata dal vice direttore del Tg1, Gennaro Sangiuliano. “Il Governo deve dare delle risposte non solo al Sud ma a tutto il Paese è intervenuto Antonio D'Amato, presidente Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro - Questo richiede una politica di riforme vere e di azioni che siano svincolate dalle influenze della Lega e dai suoi obiettivi secessionisti”. Per Luigi De Sena, vice presidente della Commissione Bicamerale Antimafia è necessario un progetto politico trasversale, oltre ad un approccio unitario ed eticamente strutturato, per rimettere in moto l'economia e per ridurre il gap tra Nord e Sud. “In primo luogo – ha detto - è necessaria una riforma dell'etica dell'agire, così come occorre adottare un modello di federalismo solidale che valorizzi le località e non i localismi. Bisogna poi reprimere le mafie e sostenere con convinzione gli imprenditori che denunciano il racket”. “Istituzioni, stakeholders e governance alla prova: obiettivo 2020” è il titolo dell'altro incontro, moderato da Lino Patruno, al quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Chiodi”. "I "nodi gordiani" della nostra epoca – ha spiegato - sono molto difficili da sciogliere. Perché troppi i retaggi, troppi gli intrecci, troppi gli interessi di vario genere che da sempre ostacolano l’eliminazione del gap tra i "Mezzogiorno" sottosviluppati e le aree contingenti più avanzate. Strategie politiche sbagliate, spesso colluse, finanziamenti a pioggia privi di una visione d’insieme, assenza di progettualità e di lungimiranza hanno fatto il resto. Zone che per conformazione orografica, per progetti industriali mai decollati, per colpevole responsabilità della classe dirigente che li ha amministrate, hanno patito crisi economica, occupazionale, produttiva. Uscire da questo empasse oggi appare alquanto complicato perché l'affanno è di tutti i mercati internazionali e la spinta alla globalizzazione presenta molti limiti. Il primo banco di prova è costituito dagli effetti del federalismo sulle Regioni". Per Andrea Amatucci, presidente del comitato scientifico dell'Associazione Dorso, bisogna superare l’arcaica distinzione tra Nord e Sud e operare in un’ottica di unità nazionale. “Il Mezzogiorno – ha dichiarato - e in particolare la Campania non hanno mai avuto una grande vocazione industriale, bisogna acquisire questa consapevolezza e puntare su altri settori come l’agroalimentare e il turismo”. Al meeting hanno preso parte anche numerosi esponenti del mondo bancario. Giuseppe Castagna, direttore generale del Banco di Napoli, ha ricordato come in passato l'istituto abbia sostenuto i settori del manifatturiero e del turismo, mentre ora guardi con interesse a infrastrutture logistiche, shipping ed energia. “Ben vengano le occasioni di confronto con i modelli sperimentati in Paesi come la Germania dell’Est o la Polonia – è intervenuto Felice Delle Femine, responsabile del Territorio Sud di UniCredit - per acquisire informazioni ed esaminare esperienze vincenti per sciogliere i nodi che impediscono al nostro Territorio, ricco di potenzialità, di competere ad armi pari in un contesto sempre più globalizzato”. Andrea Pisani Massamormile, presidente di Banca Carime ha infine posto l'accento sulle opportunità di investire sul capitale sociale e in particolare sui giovani quale leva dello sviluppo per il futuro e individuato la cultura come indispensabile banco di prova per rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. (Fonte: Ago Press)

Nessun commento: