martedì 8 novembre 2011

Pd, “acchiappiamo” il tempo nuovo!

Pubblichiamo una nota di Franco Vittoria, coordinatore regionale della Campania di Area Marino-Cambia l'Italia PD, e membro della Direzione Nazionale del Partito
Democratico


Fonte: Corriere del Mezzogiorno


Caro il direttore, il tempo che stiamo vivendo ci sta consegnando una politica incapace di raccontare una grande visione del mondo. Una politica che perde la sfida con la tecnica, ma soprattutto con il capitalismo dopato che non ha bisogno né di luoghi né di partecipazione. Questa politica che insegue i mutamenti sociali e il formarsi delle nuove libertà ha la paura di non saper rispondere più a domande che toccano i diritti delle persone. Perde così la sfida con la nuova democrazia. E il massimo che può accadere è il racconto che ci fanno alcuni analisti politici: scrivendo che quello che si muove dalla rivoluzione araba fino indignati è l’antipolitica. Un errore gravissimo non percepire che i nuovi movimenti, come le tante nuove libertà sono il lievito di una grande richiesta di partecipazione politica. Certo con nuovi strumenti e nuovi valori. Ma sicuramente una nuova vocazione alla partecipazione democratica. Il Pd ha due strade davanti. La prima: rinchiudersi nei vecchi recinti identitari per costruire futuri singolari; la seconda: navigare in mare aperto per ridare una nuova missione politica ai democratici tentando di declamare un nuovo campo.


Un campo largo che vede insieme i nuovi colori della politica. Il Pd meridionale, nonostante gli sforzi di tanti dirigenti seri e preparati, rischia di diventare il partito dei commissari. Non serve riorganizzare un partito se non conosci più la tua missione sociale; non serve parlare di rifondazione se non conosci più il tuo popolo che fai fatica a rappresentare. Un partito diventa rappresentativo se sta dentro la storia e il Pd rischia di perdere l’appuntamento con il futuro. Nel Mezzogiorno abbiamo il dovere di osare, di avere coraggio di rompere gli steccati con i mondi della “burocrazia partitica”. Il tempo nuovo si “acchiappa” se sappiamo di nuovo parlare al nostro popolo, costruendo un nuovo cantiere democratico che apre la stagione di una “rivoluzione culturale”. La stagione dei movimenti sociali e culturali di una nuova democrazia politica. La nuova stagione democratica deve pensare “il cantiere delle idee” includendo la “nave degli invisibili” (delusi e dispersi del mondo democratico). Cambiare significa arare il campo dei tanti “frammenti sociali” che hanno saputo dare una grande risposta democratica alle comunali di Napoli e Milano. La “nave degli invisibili” ha scelto di cambiare senza ascoltare i partiti. Ha scelto un candidato senza “la mediazione dei partiti del centrosinistra”. Se il Pd a Napoli come nel Sud non recepisce che stiamo già vivendo il tempo nuovo e che quindi diventa fuori dalla storia organizzare il nuovo Pd con gli strumenti e le parole delle pre-amministrative comunali. E’ cambiato un mondo. La sfida corta sarebbe giocare una partita per difendere il risultato come qualcuno pensa a Napoli. La sfida dei tempi nuovi sarebbe invece “organizzare” una nuova fase costituente per il nuovo campo dei democratici che va da de Magistris a Scotto, con il protagonismo dei sindaci e dei tanti movimenti culturali laici e cattolici che chiedono solo di costituire un nuovo futuro collettivo per le generazioni senza presente. Perché sarebbe imperdonabile da parte del Pd non capire che “i mondi dei senza luogo” e della generazione dei depressi non aspetterà i tempi biblici di un partito fermo al “paradigma elettrico”. La democrazia dei partiti ha bisogno di ascoltare il suo popolo, le primarie per i candidati al Parlamento devono servire a rinsaldare il rapporto tra cittadino ed eletto, ma anche far recuperare la partecipazione popolare come la festa della democrazia.

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