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Sorrento - Scandalo negli ambienti bancari della penisola sorrentina dove direttore, vicedirettore, un cassiere ed un faccendiere di un istituto di credito di Vico Equense vengono raggiunti da avviso di garanzia per truffa, falso, ricettazione, dopo avere aperto in banca ben 65 conti correnti intestati ad ignari correntisti, persone non identificate e pregiudicati attualmente detenuti in carcere. Pochi mesi sono bastati alla organizzazione a delinquere per prelevare in maniera truffaldina dalle casse della banca oltre un milione di euro con il personale della banca che adescava di volta in volta decine di vittime inconsapevoli. Scattate oltre 70 querele, diverse centinaia i testimoni ascoltati dagli inquirenti con il controllo di altrettanti conti correnti bancari attraverso i quali è stata accertata anche la complicità di alcune vittime adescate abbagliate dal miraggio di un facile guadagno, addirittura dalla promessa di un lavoro. Un vero terremoto bancario con il nome in codice di “Operazione Easy Credit” condotta dai carabinieri della compagnia di Sorrento coordinati dal capitano Leonardo Colasuonno, con il personale della stazione dei militari dell’Arma di Vico Equense diretti dal maresciallo Antonio Lezzi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata sotto l’egida del procuratore capo Diego Marmo. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati su ordinanza della procura oplontina al direttore della banca Alfonso Turci, 47 anni di Vico Equense, al vicedirettore Luciana Izzo, 40 anni di Castellammare di Stabia, al 28enne Luigi Iovino di Castellammare di Stabia in qualità di cassiere, a Raffaele De Gennaro, 54enne faccendiere di Vico Equense.
L’operazione è partita a giugno 2010 grazie ad una denuncia di un cittadino di Vico Equense che si era visto recapitare a domicilio estratti conto sospetti, alla pari di altri cittadini scelti con cura nella classe sociale meno abbiente che si prestavano alla iniziativa del 54enne faccendiere di Vico Equense in cambio di favori ricevuti, con la speranza di trovare un lavoro, addirittura senza nulla a pretendere ritrovandosi poi a carico gli scoperti addebitati dalla banca. In alcuni casi i conti correnti erano cointestati mettendo nei guai intere famiglie. Una vera e propria organizzazione a delinquere costituita da direttore, vicedirettore e personale della banca dediti alle truffe, falsi in scritture private nel caso di intestazione a pregiudicati detenuti in carcere, violazione delle norme bancarie, in collaborazione con il faccendiere che senza scrupoli adescava vittime a grappoli, ricettazione del denaro prelevato indebitamente dalle casse della banca e proveniente da versamenti altrui. Grazie alla apertura di 65 conti correnti intestati per lo più a persone inconsapevoli il sistema bancario creato dai 4 complici permetteva l’autorizzazione di scoperti fino a 9mila euro consentendo alla organizzazione di versare e prelevare ingenti somme di denaro contante, in alcuni casi di auto ottenere prestiti falsificando gli opportuni documenti contabili a garanzia, racimolando in pochi mesi un bottino di oltre un milione di euro completamente a scopo di lucro e sottratto dalle casse della banca in maniera fraudolenta. Perfetto il meccanismo attuato dal direttore e dai complici con movimentazioni cadenzate su uno scoperto che non superando mai i 90 giorni evitava l’attivazione della procedura “Past Due” richiamando l’attenzione di ispettori esterni alla banca. Lo stesso scoperto veniva in pratica azzerato con un gioco di versamenti che ha configurato i reati di distrazione di denaro, ricettazione, falsità ideologica.
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