Sorrento - Sepolti per sempre nelle fredde oscurità dell’oceano atlantico, nella orribile bara del Golfo di Biscaglia, ufficialmente dispersi per la burocrazia, ma da quelle impetuose onde, come raccontano i vecchi marinai, non si esce mai vivi. Il mare non ha mai più restituito i loro corpi inghiottiti in pochi minuti dai flutti dell’oceano anche se le loro anime sono sopravvissute nel tortuoso ricordo dei familiari e di chi non potrà mai dimenticare. Nell’arco di appena 20-30 secondi, alle 17 e 55 del 29 dicembre 1981, a 320 miglia a sud-ovest di Brest, nelle terribili acque del Golfo di Guascogna, si consumò la più grande tragedia che abbia mai colpito le popolazioni della penisola sorrentina con 30 marinai, 12 di Meta di Sorrento, 5 di Piano di orrento, 2 di Sorrento, 2 di Massa Lubrense, 3 di Procida, 5 di Torre del Greco, un cileno di Santiago del Cile, che immolarono la loro giovane vita offrendo il petto alla impetuosa potenza di un vento forza 9 che soffiava da 240° ed a terrificanti onde assassine alte come palazzi generate da un mare forza 9. La più gigantesca delle onde anomale determinò il collasso strutturale della paratia tra le stive 1 e 2 provocando lo spostamento del carico e l’allagamento del mercantile che in meno di mezzo minuto si infilò di prua nelle profondità del mare fino a scomparire definitivamente. In questa gelida tomba predisposta dagli abissi trovarono eterno riposo Anselmo Buonocore, Raffaele Esposito, Costantino Castellano, Tullio Gagliardi, Luigi Maresca, Giovanni Ruggiero, Michele Pepe, Antonino Aversa, Ciro D’Angelo, Maurizio Esposito, Antonio Esposito, Antonio Paese, tutti di Meta di Sorrento, Salvatore Lauro, Luigi Cioffi, Giuseppe D’Elia, Francesco Vinaccia, Antonio Cioffi, di Piano di Sorrento, Gennaro Pisano, Angelo Vinaccia, di Sorrento, Pietro Cacace, Antonino Gelzo, di Massa Lubrense, Michele Massa, Salvatore Polese, Guglielmo Tortora, Raffaele Palomba, Luigi Tortora, di Torre del Greco, Pietro Cibelli, Giuseppe Visaggio, Giuseppe Marrazzo, di Procida, Carlos Quintana Correa di Santiago del Cile. Trent’anni dopo, senza avere mai dimenticato di celebrarne uno solo, i sepolcri dell’oceano atlantico si riaprono nell’indissolubile legame tra vivi e defunti con l’intera penisola sorrentina che ancora una volta si stringe nel calore di una terribile memoria che in appena 30 secondi spezzò e cancellò la vita di 30 giovani marinai la cui ultima illusione rimase il sordo silenzio di uno speranzoso segnale di soccorso. (Fonte: Vincenzo Maresca da il Giornale di Napoli)
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