giovedì 8 dicembre 2011
Incontro a Sorrento sulla legalità
Sorrento - Nell’ambito del programma rotariano distrettuale sul tema della “legalità” , il 7 dicembre 2011 il Rotary Club di Sorrento ha realizzato presso il teatro Tasso della Città un incontro con il giudice dott. Giuseppe Ayala., magistralmente organizzato in ogni minimo dettaglio dai suoi soci Claudio D'Isa e Francesco Palagiano in collaborazione con l’Ente Comunale, tra le scolaresche degli istituti superiori della Penisola Sorrentina. Dopo un saluto da parte dell’Assessore alla Cultura, Signora Teresa De Angelis, ai numerosi alunni (più di cinquecento) ed ai docenti intervenuti, il presidente del Rotary Club di Sorrento, avv. Mariano de Cesare, ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa tesa alla conoscenza ed alla affermazione dei valori della legalità in un momento di particolare emergenza sul fronte corruzione e criminalità che attraversa il Paese. Ha poi preso la parola il Past Governor avv. Guido Parlato, particolarmente entusiasta di rivolgersi ad un numero così elevato di giovani studenti, cui ha spiegato cos’è il Rotary. : Se qualcuno ti chiede cos’è il Rotary ? rispondi a tua volta con la domanda “cosa fa il Rotary ?”. Con tali parole il Past Governor ha catalizzato l’attenzione del giovane uditorio, spiegando tutto quello che in più di cent’anni il Rotary ha realizzato per le giovani generazioni con particolare riferimento alla campagna “Polioplus”, agli scambi tra giovani, alle borse di studio etc E’ intervenuto successivamente il socio dott. Claudio D’Isa, magistrato presso la Suprema Corte di Cassazione, che ha delineato un breve ma significativo quadro biografico del collega, nonché amico, Giuseppe Ayala, premettendo che “ parlare di legalità e di opposizione alla criminalità organizzata in questo Paese non è mai troppo, svegliare le coscienze, tenerle sempre in allerta è un dovere civico di tutti. Il pericolo è l’assuefazione, si l’assuefazione tipica di noi italiani ed, ancora di più, di noi meridionali. Quella propensione ad accettare tutto, a cercare di giustificare tutto, senza ribellarsi, senza denunciare, senza mai più indignarsi ed immergersi, così, in quella melma, o fango per usare un termine caro a Roberto Saviano, che non fa distinguere la persona perbene dagli uomini di malaffare, che porta a quella contiguità pericolosa accettata per meri tornaconti personali, giustificandoci con il dire “così fan tutti nessuno può cambiare le cose ”. Dopo uno scrosciante applauso di benvenuto, il dott. Ayala ha preso la parola e, traendo spunto dal suo libro “Chi ha paura muore ogni giorno” e dalla sua trasposizione teatrale, ha indagato su un arco temporale breve della sua vita, nella quale è possibile rileggere la ricostruzione della storia del Palazzo di Giustizia di Palermo, la nascita del pool antimafia e la sua fine, il suo particolare ed intenso rapporto di colleganza ed amicizia con Giovanni Falcone, e, soprattutto, ha fatto cogliere la cifra umana e politica e sociale di un gruppo di uomini veri. Uomini morti non una volta sola. Sollecitato dalle numerose, quanto pertinenti, domande dei giovani e sulla provocazione del presidente del Club de Cesare della necessità di assumere la dignità di cittadino e non essere più suddito per sottrarre alimento alla mafia intesa nella sua accezione più larga, ha spaziato a tutto campo sul concetto di legalità, ed, ovviamente, sui larghi strati di illegalità che inquinano la vita sociale, anche nel quotidiano. Ha quindi avuto una riposta per tutti rappresentando che nodo cruciale dell’origine della illegalità diffusa è la confusione tra il concetto di “diritto” e quello di “favore”. Manca la cultura del diritto, perché si conosce solo quella del favore. La mediazione del favore, negatrice del diritto, ha esaltato al massimo la percezione e, quindi, il fascino del potere.
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