martedì 16 ottobre 2012

Lettera aperta di Umberto De Gregorio a Gino Cimmino

Gino Cimmino e Umberto De Gregorio
Caro Gino Cimmino, segretario del PD provinciale di Napoli 

Permettimi alcune osservazioni alla tua lettera di preparazione all’assemblea provinciale del 19-20 ottobre, allo scopo di dare un contributo alla discussione politica. Intervengo da semplice militante e, come mia abitudine, dirò quello che penso senza giri di parole. Alcune tue affermazioni meritano una riflessione. Partiamo da questa. “La critica alla “casta” e la cattiva politica sono la base di atteggiamenti politici che alimentano forme di disaffezione verso la politica e derive plebiscitarie”. Io credo che tu abbia scambiato la causa per effetto. Non è la critica alla casta che genera disaffezione verso la politica ma l’esistenza della “casta” che genera l’antipolitica. O vuoi forse negare l’esistenza del concetto di “casta”? Certo, in termini giornalistici se ne fa un abuso, ma credo che oggi andare nelle piazze ed affermare che il problema “casta” non esiste sarebbe un suicidio per il PD. La tua affermazione nella discussione all’interno del partito può essere accettata ma fuori dal partito assolutamente no. E qui veniamo al secondo punto. Il Partito deve avere un linguaggio, anche quando discute al suo interno, che sia chiaro e comprensibile anche all’esterno.

Davvero pensi che lo stato di salute del PD napoletano sia oggi da considerare “buono” e davvero pensi che il consenso con il quale si è conclusa l’assemblea provinciale di fine Luglio abbia fatto recuperare “credibilità” al PD napoletano? Io ne dubito. Il consenso che si è creato è frutto di un non dire, di un tenere sotto tappeto gli argomenti, di non evidenziare le lotte intestine: insomma una tregua armata. Si tratta di un finto unanimismo utile a garantire la sopravvivenza del PD ma che non si poggia ancora su solide basi, che possono nascere soltanto da una schietta discussione politica. Che sino ad oggi non vi è stata. Le correnti esistono ancora oggi ma non è questo il problema. Il problema è che esse non rappresentano diverse sensibilità culturali (in questo senso le correnti sono una “ricchezza”) ma piccole lobbies che fanno capo ad uno o più capobastone. E veniamo alle primarie. A dire del nostro segretario Bersani esse rappresentano una ricchezza e dimostrano che il PD è davvero un partito democratico ed è vivo. Io sono d’accordo. Poco importa per chi sia ciascuno di noi, se per Renzi o Bersani o altro. Conta che ognuno di noi si senta libero di esprimere le proprie idee senza condizionamenti. Mi auguro che ciò avvenga. Cosi come mi auguro che “primarie di idee” inizino subito nel PD democratico: si discuta di “politica”, con scelte concrete rispetto ai temi sul tappeto che a mio avviso non sono tanto l’area metropolitana (tema teorico affascinante ma sul quale oggi non possiamo decidere alcunché di concreto) quanto le questioni poste dal Sindaco de Magistris: cosa pensiamo del piano che il Comune dovrà presentare al governo Monti entro il 30 nov.? E delle mancate privatizzazioni dei servizi pubblici locali? E della dismissione del patrimonio immobiliare del Comune? E gli stessi temi che interessano il Comune di Napoli riguardano ovviamente anche gli altri Comuni della provincia. Spero di poter esprimere queste idee all’assemblea del 19-20 ottobre, se me ne verrà data la possibilità. Il mio è un contributo a che il PD esca dalle sabbie mobili delle nomine (chi sarà il Presidente, frutto di nuovi accordi tra le correnti, interessa poco ai non tesserati) e torni a parlare di politica. Non possiamo più attendere. Con affetto e stima Umberto De Gregorio

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