domenica 7 ottobre 2012

Otvoreno, Chiuso

di Adriano Sofri da Facebook 

A Sarajevo durante l'assedio, al prezzo di una corsa per attraversare il viale dei cecchini, si aveva il privilegio di visitare il museo nazionale con qualche benemerito custode senza salario disposto ad aprirlo. Gli assedianti erano a qualche decina di metri dal retro, già giardino zoologico e orto botanico, e dentro le statue romane erano messe in castigo faccia ai muri per proteggerle alla buona dalle esplosioni. Mancava ogni minimo materiale per la manutenzione e i restauri. La famosa Haggadah era stata trasferita per metterla in salvo, come già durante l'occupazione nazista. Poi la guerra finì, il museo fu riaperto. Non si sapeva chi, nel guazzabuglio di autorità etniche e internazionali che fa della Bosnia Herzegovina un giocattolo rotto, dovesse occuparsi delle istituzioni culturali. La Haggadah fece ritorno, le statue furono rimesse con la faccia verso il visitatore, i custodi e i conservatori tornarono a essere pagati, ogni tanto, un paio di centinaia di euro al mese. Lo scorso inverno il museo chiuse perché faceva troppo freddo e mancavano i soldi per il riscaldamento. Anche le statue di marmo hanno freddo. Poi ha riaperto, e mancavano i soldi per i salari. Un breve lancio d'agenzia comunicava ieri che il Museo nazionale di Bosnia Herzegovina è stato chiuso per mancanza di fondi. C'è un debito urgente di qualche decina di migliaia di euro. Un migliaio di ragazzi sarajevesi sono andati a protestare davanti ai portoni sbarrati, sui quali sono state inchiodate due assi con su scritto: Otvoreno, Chiuso. C'era scritto anche durante la guerra, e c'era scritto anche: Pazi Snajper, attenti ai cecchini. Tutto uguale, tranne i cecchini, per ora.

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