di fra.va – Il Mattino
Bruno Discepolo, assessore regionale all'Urbanistica, la Campania non ci fa bella figura nel Rapporto Ispra 2023 sul consumo suolo. Terzo posto a livello nazionale, una città di oltre cinque chilometri quadrati e mezzo spuntata su un territorio da sempre fragile. «Il problema esiste eccome ma non riguarda solo la Campania nonostante il terzo posto. Sono a un convegno che sta discutendo proprio l'argomento. Il problema è mettere a punto tecniche su più piani per puntare all'obiettivo consumo di suolo zero. Un percorso né facile né breve. Il confronto non è solo nelle Regioni ma tra Stato, Regioni, Comuni». I dati Ispra ormai da anni sono a disposizione dei Comuni e di tutti gli enti pubblici. Perché pochi li conoscono e li utilizzano? «Ritengo che l'utilità sia fuori discussione anche se c'è chi contesta il metodo computazionale dei dati, suoli temporaneamente utilizzati, impiantistica, reversibilità ovvero ritorno all'agricoltura». Il disastro delle espansioni urbanistiche sregolate in alcune zona balza agli occhi al di là dei numeri. «Appunto. Per questo la Regione spinge al massimo sull'adozione dei Puc, i piani urbanistici comunali, che sono obbligo di legge». Che nessuno rispetta. «Al momento la Campania ha il 17 per cento dei 550 comuni che hanno adottato un Puc, si arriva al 50% con la somma delle città che almeno hanno varato il preliminare in attesa dell'approvazione definitiva attraverso i passaggi e gli esami come quello da parte della Regione». Ammetterà che è comunque poca cosa rispetto ai Comuni inadempienti e al tempo trascorso da quando la Regione insiste. «Sì. Ma ci saranno delle sorprese nelle prossime settimane. Ci saranno comuni inadempienti che si vedranno arrivare i commissari per il varo dei Puc». Si sa già quali comuni sono? «Sono stati individuati. . . ».
Basterà l'azione punitiva per sanare la piaga? «Non basta affatto per questo a disposizione dei Comuni abbiamo messo risorse e strumenti e altre ne saranno varate presto». Di quali strumenti parla? «Tra un mese metteremo a disposizione una nuova carta tecnica dell'intera Regione». A che serve? «È la base della cartografia per redigere i piani urbanistici comunali. In altre parole i comuni con poche risorse potranno risparmiare i sorvoli delle loro aree e allargare anche lo sguardo oltre i loro confini territoriali avendo a disposizione le rilevazioni già fatte. Insomma, potranno orientare le scelte anche su un campo più vasto». Lei ha lasciato intendere che un problema per i Puc sono anche i costi. «Si. Anche su questo fronte ci stiamo preparando a incrementare i contributi per incentivare le progettazioni. Non soltanto sostegno finanziario, stiamo anche cercando di semplificare le norme e le procedure per arrivare alle approvazioni». Intanto in Campania si continua a costruire anche in zone a rischio sia idraulico che di frane, quasi duecento ettari sono stati individuati dall'Ispra in Campania. «È un dato grave. Chi costruisce su questi territori non potrebbe mai avere un titolo autorizzativo. E chi ha il compito di sorvegliare e tutelare dovrebbe impedire le realizzazioni». I Comuni complici dell'abusivismo? «Sicuramente inadempienti perché non si può dire che la sorveglianza in certe aree è impossibile. Le rilevazioni satellitari sono a disposizione degli enti deputati alle verifiche». Si consuma il suolo e resta inutilizzato il patrimonio edilizio storico: dieci milioni di abitazioni vuote in Italia, 818mila in Campania. Un contrasto ancora sopportabile? «No». Allora? «Ci sono leggi regionali in discussione sul tema della rigenerazione urbana. Due gli obiettivi: recuperare e riutilizzare i tessuti urbani delle piccole e grandi città: incentivare gli interventi sia pubblici che privati sia semplificando le regole sia spronando gli investimenti». Ristrutturare costa molto di più del costruire ex novo. «È questo il punto. Nel programmare il riuso di un agglomerato storico bisogna mettere in campo un utilizzo di superfici e volumi che abbia una sostenibilità economica per chi investe, naturalmente contestualizzando il tutto nell'area urbanizzata intorno. Un discorso che andrebbe esteso anche per superfici ed edifici industriali dismessi che si potrebbero trasformare in edilizia residenziale». Quello che è mancato finora in molte zone di Napoli diventate cimiteri di fabbriche. «Una nota dolente, certo. Per questo bisogna agire in maniera più efficace ed incisiva sulla strutturazione di norme e regole: se si vuole evitare nuova cementificazione bisogna agire sul patrimonio edilizio storico, c'è poco da fare. A parte il caso di edifici storico-monumentali, serve un riequilibrio del sistema di vincoli sui centri storici e per questo servono anche i Puc. Altrimenti ogni anno continueremo a piangere sul suolo consumato».
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