giovedì 16 novembre 2023

Un, due, tre... stella!

In tutto questo scintillio stellare bisogna chiarire una cosa. L’ambita stella Michelin viene assegnata al ristorante (quindi non allo chef) sulla base di una serie di criteri di valutazione (qualità del prodotto, tecnica della preparazione, equilibrio fra gli ingredienti, creatività dello chef). Tutto qua. Se poi uno chef cambia ristorante, ovviamente non porta con sé la stella in modo automatico. Porterà con sé la capacità di cucinare, di creare, di abbinare e di affascinare, ma non certo la stella. Fino all’edizione successiva della guida, quel riconoscimento resta al ristorante che l’ha ottenuto. Poi starà a lui, l’anno seguente, mantenere la stella con un nuovo chef giudicato all’altezza oppure perderla. E starà allo chef far guadagnare una stella al nuovo ristorante che l’ha ingaggiato. Una cosa è sicura: lo chef non porta una stella in eredità a nessuno. Semplice, no? In effetti sì, eppure l’equivoco è dietro l’angolo. A volte si tende a identificare lo chef col ristorante dove lavora, e si parla di “chef stellato” sottintendendo che lo chef possiede una stella. Già, ma tecnicamente quella stella Michelin l’ha avuta il ristorante, e non lui.

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