venerdì 12 febbraio 2016

Chiedete e vi sarà dato…

di Filomena Baratto

Vico Equense - Nei versetti del Vangelo secondo Matteo si legge:“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.” Sembra facile, ma è tutto così complicato nella realtà. Per quanto riguarda il chiedere c’è molto da dire. Oggi chiedere è una grande fatica e si cerca di evitare per non restare, non solo in obbligo con le persone, ma anche delusi. Se si chiede, alla fine, si sa di dover ricambiare, e non conoscendo a priori come rendere qualcosa in cambio, evitiamo di chiedere. A volte, invece di chiedere, si preferisce far sapere, senza dirlo esplicitamente. Più che la frase di Matteo, mi piace il discorso di Cicerone che afferma una sacra verità quando dice: ”Chi osa chiedere all'amico qualsiasi favore, con la sua stessa richiesta ammette di esser pronto a tutto per l'altro”. Le persone che non danno nulla, sono anche quelle che non vogliono chiedere per non restare in obbligo. Ci fa più paura l’obbligo in cui restiamo che chiedere anche avendone bisogno. Poi ci sono quelli che pretendono e non chiedono, pensando che tutto sia dovuto. Questi sono la maggioranza, e aspettano credendo che gli altri abbiano bontà e piacere di rendere loro quello che hanno in mente e che non hanno detto chiaramente. Questo è il caso più arduo in cui si innescano meccanismi sottili che portano a una guerra fredda. Molti chiedono più di quello che dovrebbero, e osano, pensando che qualcosa avranno, grazie anche al loro modo lamentoso di fare. Ci sono quelli che non chiederebbero nemmeno se stessero in condizioni estreme, e non lo fanno credendo di non averne diritto. Ci sono poi quelli che non chiedono, ma il loro atteggiamento è di attesa comunque e sono così eloquenti da rendersi noiosi più di quelli che chiedono per avere.
 
Il verbo “chiedere” include tutte queste accezioni: chiedere per sapere, per ottenere, desiderare, invitare, esigere, imporre, domandare, pretendere, dal latino postulo, posco, reposco, flagito, quaero, rogo, peto, ciascuno con una sua costruzione proprio per comprendere tutti questi modi. Chiedere è un’ azione di coraggio, include un dare libero da ogni pretesa. A questo proposito, anche coloro che danno e non si aspettano niente, in pratica tendono ad offendersi se poi realmente non ricevono nulla. Si chiede l’apprezzamento, il riconoscimento di quello che è stato dato, di quello che è costato. A volte è solo desiderio di mettere in risalto quello che è stato fatto, come se questo fosse il corrispettivo del valore professionale elargito o di ciò che abbiamo ceduto. Ma ci sono anche quelli che del valore e di tutti questi discorsi non se ne importa un bel nulla e lo fanno solo e semplicemente per un fatto di riconoscimento economico. Qui chiedere diventa impossibile, si preclude la strada a chi è tentato in quanto sa che tutto ha un costo. D’altra parte chi pone un costo a un servizio dato, non se ne importa granchè né dell’amicizia, né del valore, né di tutto il resto, per questa persona il prezzo è l’unica forma di relazione con gli altri. E anche quando sembra scevro da ogni tornaconto, ecco che appare la pretesa. I “ragionieri” della richiesta, sono quelli che fanno il conto su quanto possono chiedere per ottenere e quanto devono dare in cambio per raggiungere gli obiettivi. Molto spesso quelli che sembrano prodighi sono solo quelli che hanno già calcolato il dare, l’avere, le perdite e il guadagno. Chiedere ha a che fare con la matematica, e Matteo, oggi, non avrebbe fortuna con il suo vangelo. Dovrebbe rivedere questa affermazione che resta una frase in un contesto storico ben preciso, oggi le regole sono cambiate e anche i rapporti col prossimo non sono più così cristiani come si vuol far credere. Ci sono metodi ortodossi ancora in vigore che risentono più di relazioni economiche che di amicizia e di religione. Mia nonna diceva sempre che “Santo Mangione” nasce prima di tutti gli altri. Ce lo portiamo dall’uomo primitivo, negli scambi tra loro esisteva già questo tacito consenso del “do ut des”. Quando San Matteo diceva “chiedete e vi sarà dato”, era per incitare alle richieste e innescare questi meccanismi di relazioni, per mettere in comune i beni e andare incontro l’altro nel bisogno. E’ difficile oggi trovare un prodigo anche se non impossibile, ci sono molti più avari e lo stesso Cristo, alla domanda se fosse più giusto essere prodigo o avaro, rispose che l’uomo accorto è da preferirsi al prodigo. Solo che scambiamo l’essere accorti con l’esigere. Oggi chiedere è faticoso per il nostro costume e, se volessimo cambiarlo, adeguandoci, saremmo costretti a subire gli atteggiamenti di chi tale consuetudine è ben contento di mantenerla. Procediamo nella nostra cerchia di conoscenze, per poterci muovere tranquilli e chiedere, sapendo che, a nostra volta, faremo allo stesso modo. E procediamo nella nostra richiesta credendo di farci il nostro spazio nell’animo dell’altro. Non è che un’ illusione, in quanto sono poche le persone che vedono oltre quello che si chiede, tutti vedono solo il proprio tornaconto e mai quello che possiamo dare senza ritorno. La nostra è una società che si relaziona come nel medioevo, fondata sull’amicizia, dove per amicizia si intende avere un rapporto non dell’anima, ma di servigi e si agisce così nelle nostre cerchie. A tal proposito la Bibbia dice: solo due o tre, non di più ti saranno amici, gli altri saranno amici lo stesso, ma non come questi. Chiedere a chi si conosce bene, a chi sappiamo ci aiuti, a chi capisce quello che chiediamo, a chi crede nella nostra richiesta. E’ molto più facile chiedere a Dio che a presunti amici. Il Padre esaudisce arricchendo il dono della richiesta con altro, gli altri faranno i conti prima di agire. Questi adottano criteri diversi, cui la simpatia, il piacere di esaudire per dimostrare quanto valgono, o semplicemente esercitare il potere anche nel loro piccolo. In ogni caso non dobbiamo mai precluderci la possibilità di chiedere, di fare in modo che l’altro agisca nei nostri confronti, anche se implica una risposta negativa o indifferenza. E’ un buon esercizio per relazionarsi con gli altri e per capire l’animo umano che non finisce mai di stupirci.

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