venerdì 25 agosto 2017

Zia Rosina

Filomena Baratto e la figlia di zia Rosina
di Filomena Baratto

Vico Equense - C’è sempre, tra i nostri antenati, un personaggio che emerge più di altri per svariati motivi. Nella mia ce n’è uno in particolare con cui convivo da molto tempo: zia Rosina. Era la sorella di mio nonno paterno, una donna energica, inflessibile, una Fraulein Rottermaier, per intenderci. Le prime volte che mi vedevo accostata a lei, me la immaginavo dolce, fine, elegante, riflessiva, e poi mora, esile, un po’ svagata, ordinata. Il primo accostamento è venuto in seguito a un discorso con papà dove io prendevo posizioni forti e inderogabili e per la prima volta mi sentii dire: ”Ma tu sei peggio di zia Rosina!” In questo caso non chiesi approfondimenti, anche perché pensavo fosse un detto, per dire che ero esagerata. Poi un giorno, mentre preparavo il pranzo domenicale, arrivò mio padre e, vedendomi destreggiare senza sosta ai fornelli, mi disse per la seconda volta: ”E che ne fai di zia Rosina!” Qui chiesi spiegazioni e così mi parlò di lei. Era una donna fisicamente grossa, con un seno abbondante, grande buongustaia e cuoca, che governava una casa con nove figli più il marito, un’amministratrice oculata e grande organizzatrice della famiglia. Allora cominciai ad avere un’immagine ben precisa di lei. Chiesi a mio padre se mi prendesse in giro con le sue battute su zia Rosina, visto il modo ironico con cui me lo diceva. Mi rispose:” Magari ci fossero state in giro tante zie Rosine, cioè donne capaci di fare tutto. Quando una donna sa fare tutto”, disse mio padre, “non puoi fare altro che farle gestire tutto!” Ho capito che zia Rosina era una donna tenace, intraprendente, forte di carattere, che teneva tutti a bada. Mio padre ne ha avuto sempre una grande stima e ai suoi occhi era un modello insuperabile, la donna imprenditrice di oggi, solo che allora l’azienda era la famiglia.
 
Superava anche il confronto con la nonna che pure era un esempio per tutti loro. Non ho fatto più caso alle volte in cui mio padre ha continuato a fare riferimento a lei, fino a quando ho conosciuto sua figlia, qualche settimana fa a Faito e la fatidica zia Rosina è ritornata in auge. Ormai era la mia alter ego, la mia antenata pari mia, secondo mio padre. Una volta l’ho preso alla sprovvista chiedendogli se ci fosse stato qualcosa che la zia non sapesse fare e lui mi ha risposto che era solo ignorante, ma molto intelligente e che se fosse andata a scuola sarebbe stata un asso. E allora gli ho chiesto cosa non ho io rispetto a zia Rosina, mi ha risposto 6 figli in più, mentre io solo tre. Insomma il clone di zia Rosina, con qualche dettaglio di scarto pur non avendola conosciuta. Mio padre dice che le somiglio anche nel fisico e quando mi commina questa pena come pegno per assomigliarle, mi sento di portare la zia addosso. E’ come se si aspettasse di vedere lievitare la mia mole e vedermi trasfigurare completamente in lei. Questo mi fa capire l’ascendenza che la zia aveva su tutti al tempo in cui visse e come la adorassero pur temendola. D’altra parte Machiavelli affermava che è meglio essere temuti che amati, dal timore ne nasce una venerazione, segno di autorevolezza. Il confronto continuo mi ha riplasmata di nuovo facendomi assumere una nuova dignità, quella di avere una referente familiare importante di cui farmi carico anche se, preoccupata per assomigliarle troppo, sono a dieta continua temendo le forme di zia Rosina. Un giorno mio padre, accortosi del mio respingere il continuo confronto, mi ha detto che nessuna mai è stata o era stata paragonata a zia Rosina e sono l’unica che detiene questo primato, quindi da prendere come un privilegio. Insomma sono anni che vado a passeggio con zia Rosina, cucino con lei, mi comporto come lei, ragiono come lei. Mi cominciano a venire dubbi se sia veramente figlia di mia madre. Ora, che ho conosciuto una delle figlie di zia Rosina, tra l’altro così piccola al confronto della madre che non credereste, si fa più forte la sua presenza. E piace anche a me ricordarla. Mi piace questa conoscenza che ho di lei attraverso gli altri e quando papà non me la menziona o non fa alcun riferimento mi preoccupo di non essere all’altezza delle situazioni. Mi ha confermato che invece dà per scontato che ormai sono zia Rosina. E questo mi basta, da quando mi sono assuefatta a lei come immagine e somiglianza. Poi dicono che gli antenati sono morti! Quelli vivono più che mai in noi, rafforzati e…sotto nuove spoglie!

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