Fonte: Diego De Silva da Il Mattino
Sempre più spesso, con una ricorrenza da rubrica spontanea, sui siti d’informazione locale appaiono scatti rubati da fotografi non professionisti (leggi: passanti muniti di cellulare) che documentano episodi di ordinaria inciviltà (soste selvagge, performance razziste colte in flagranza, cumuli di rifiuti sversati o non ritirati, spazi pubblici vandalizzati) e li postano sui social o li inviano ai siti di cronaca per monitorare lo stato della maleducazione civica. Si tratta di una forma di delazione moderna mediante la quale il cittadino mediamente vittimizzato dalla prevalenza del cafone si prende la rivincita denunciando in anonimo i quotidiani soprusi e fidando nell’immediato rimbalzo informatico della segnalazione, che diventa virale in tempi velocissimi. Capita così di vedere la foto di un suv tirato a lucido, in bella mostra su uno scivolo per disabili, in un’impunità estetica al limite della pornografia. Pensate che bello, se a tanta prontezza documentativa corrispondesse l’intervento di una vigilanza urbana adeguatamente informatizzata: se, per capirci, il tamarro che sbatte la sua cafonissima auto in doppia o terza fila si vedesse recapitata la contravvenzione direttamente sul telefonino, una volta che la foto segnaletica arrivasse in tempo reale su un database che documenta l’infrazione sul momento. Per ora, un sogno. Ma fidiamo nel progresso tecnologico. Fino a quel giorno, ahinoi, dobbiamo accontentarci della denuncia simbolica in rete.
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