domenica 28 ottobre 2018

«Amianto sul Faito è ora di bonificare» Sos al Parco Lattari

L'assessore stabiese Russo scrive al presidente Dello Joio: «C'è pericolo». La replica «Non abbiamo poteri va rilanciato il tema della gestione» 

Fonte: Fiorangela d'Amora da Il Mattino

L'AMBIENTE 
Castellammare di Stabia - Sul Faito materiale roccioso misto a detriti edili e tracce di amianto: il Comune di Castellani mare chiede la bonifica al Parco dei Monti Lattari. A 5 mesi dalla prima segnalazione, il materiale di scavo e rifiuti di vario genere è ancora lì, in via della Fattoria a Monte Faito. In piena area del Parco Regionale dei Monti Lattari, sul versante di competenza del comune di Vico Equense, ma questa volta a scrivere agli Enti competenti per chiedere la rimozione del materiale e la bonifica dell'area è Palazzo Farnese. L'assessore ai Lavori pubblici Giovanni Russo ha inviato una nota scritta al presidente del Parco, Tristano dello Joio, in cui ripercorre le tappe di una vicenda che per 5 mesi ha creato polemiche e attriti tra associazioni e volontari del Faito e tra gli Enti stessi coinvolti. «Segnalo un'incresciosa situazione - scrive l'assessore stabiese nella nota - già segnalata in data 3 maggio dall'associazione Piazza Attiva di Castellammare. A tutt'oggi il materiale e i detriti depositati dopo le operazioni di scavo sono ancora presenti sul posto». Ma non è tutto, perché se inizialmente si trattava solo di rocce franate, cadute dal costone e trasferite dalla ex statale 269 fin sui boschi, qualcuno ha approfittato del cumulo indistinto di macerie e ha aggiunto anche «rifiuti pericolosi che rappresentano un rischio per la pubblica e privata incolumità».


GLI AMBIENTALISTI 
Ad avvalorare la tesi di Comune e associazione stabiese ci sono stati in questi mesi altre denunce. Tra queste quella presentata il 2 ottobre scorso alla Procura delle Repubblica dal WWF Terre del Tirreno. Il presidente Claudio D'Esposito chiede al ministero dell'Ambiente, alla Procura, al Parco di bonificare l'area considerata «la portata altamente tossica del materiale in amianto a causa delle fibre e della polvere di asbesto estremamente pericolose per la salute umana» e la possibilità che «i manufatti in amianto possano con la loro progressiva disgregazione, proprio per l'esposizione agli agenti atmosferici e il contatto diretto col suolo, andare a contaminare l'ambiente circostante». Ai primi di ottobre Carmen di Lauro, parlamentare pentastellata, ha inviato una segnalazione ai carabinieri del Noe e all'ASL per la rimozione immediata delle macerie. Sollecitazioni che hanno spinto il Parco ai primi passi ufficiali: «Ci siamo attivati già il 20 settembre inviando una comunicazione al Comune di Vico - replica Dello Joio - finora sia la segnalazione di Piazza Attiva che altri documenti non erano indirizzati al Parco. Sulla roccia franata furono fatti dei saggi e non c'era presenza di materiale pericoloso ma certamente a quelle rocce si sono aggiunti scarichi privati. Le attività illecite sono altra cosa». Il Parco sebbene investito in maniera ufficiale ha le mani legate: «Se la Città Metropolitana non ci affida assieme alla Regione la gestione del Faito noi non abbiamo poteri ne punitivi ne di intervento. Possiamo segnalare e sollecitare ma ci dobbiamo fermare».
LE COMPOSTIERE 
Intanto in città si fanno passi in avanti per il corretto smaltimento dei rifiuti. Ieri mattina in Villa comunale si è svolta la prima giornata ecologica che mira a sensibilizzare i cittadini al riutilizzo e al riciclo. «Dopo aver ascoltato le istanze dei cittadini cerchiamo di rendere servizi di prossimità - spiega l'assessore all'Ambiente Gianpaolo Scafarto - abbiamo necessità della collaborazione di tutti. Conferire bene è fondamentale perché solo così abbattiamo il costo che oggi sosteniamo di tre milioni di euro per lo smaltimento in discarica di organico e indifferenziato». Il passo in avanti arriva dalla compostiera domestica che i cittadini potranno avere nelle proprie case a fronte di uno sconto sulla tariffa del 15%. «I cittadini più virtuosi saranno premiati - conclude Scafarto - chi invece non segue le direttive pagherà tariffe più alte».

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