giovedì 22 novembre 2018

Vitiello, l`ex massone nuovo condottiero dei franchi tiratori

Catello Vitiello
LA MOSSA 
Fonte: Valentino Di Giacomo da Il Mattino

«Non è stata una vendetta contro il partito che mi ha cacciato, ma da giurista ho semplicemente proposto una norma di buon senso». Di prima mattina, in Transatlantico, Catello Vitiello, l'ex 5 Stelle che lunedì scorso con il suo emendamento al «Dl anti-corruzione» ha messo in minoranza il governo alla Camera, è da colleghi e giornalisti. Prova a difendersi l'avvocato stabiese, vera star del giorno in buvette prima che da Bruxelles giungesse la lettera di Bruxelles con la bocciatura della manovra. Eppure la burrasca tra M5s e Lega, provocata dall'emendamento di Vitiello, non sembra essere passata. L'emendamento prevede per determinate fattispecie di reati commessi dai politici una forma aggravata di abuso d'ufficio al posto del peculato. Il risultato è che con questa norma le pene sono più lievi e i tempi di prescrizione più rapidi rispetto al peculato, caso che riguarda molto da vicino diversi leghisti di primo piano già condannati per peculato. Ne beneficerebbero, ad esempio, il capogruppo del Carroccio, Riccardo Molinari e il viceministro Edoardo Rixi.


IL GREMBIULINO 
Vitiello è stato estromesso dal Movimento 5 Stelle dopo un'inchiesta del Mattino che aveva scoperto l'iscrizione del neo-deputato all'obbedienza del Grande Oriente d’Italia, la più grande loggia della massoneria italiana. I grillini decisero di revocargli il simbolo a 5 Stelle perché il regolamento interno (al punto 6H) vieta che un candidato possa indossare il grembiulino, ma l'oratore del Goi è stato comunque eletto nel collegio uninominale di Campania 3. Era stato Luigi Di Maio in persona a volerlo in lista, al punto che Vitiello non aveva neppure partecipato alle Parlamentarie. Catello, per i fratelli massoni, semplicemente Lello, è un avvocato stabiese, figlio di Salvatore, ex democristiano e candidato a sindaco nel 2013 proprio a Castellammare. Una volta certo di essere stato inserito nelle liste elettorali dei 5 stelle, un mese prima del voto, aveva chiesto alla sua loggia - la Sfinge - di volersi «mettere in sonno». Nel linguaggio massonico è l'espressione usata per descrivere chi non vuole più partecipare ai lavori.
TENSIONE 5STELLE
L'emendamento di Vitiello, approvato grazie a 36 «franchi tiratori» con il voto segreto, ha certamente inasprito ulteriormente i rapporti tra Lega e M5s, ma anche all'interno dello stesso gruppo grillino, con l'ala «dura e pura», quella legata al presidente della Camera, Roberto Fico, che ha rinfacciato a Di Maio il risultato. «Si parla di espulsione per Paola Nugnes e Gregorio De Falco perché- dicevano alcuni pentastellati ieri in Transatlantico - hanno votato contro il Dl Sicurezza voluto da Salvini. Almeno loro lo hanno fatto alla luce del sole mettendoci la faccia, ora Luigi si assuma la responsabilità del suo candidato e di questa figuraccia su un tema, quello della giustizia, che è uno dei capisaldi su cui si fonda il nostro movimento». Il voto di Vitiello potrebbe quindi essere utilizzato come salvacondotto per i senatori che si erano opposti al Dl Sicurezza chiedendo ai probiviri di riconsiderare la loro espulsione. «Altrimenti - spiegano alcuni grillini - si prendano decisioni anche su Di Maio e la sua selezione dei candidati».
LA CRISI 
Frizioni anche contro gli alleati leghisti finiti sotto accusa per aver utilizzato un vecchio stratagemma. «Visto che non potevano presentare quell'emendamento apertamente - dicono i pentastellati - si sono comportati come faceva Renzi la scorsa legislatura con i parlamentari di Verdini». D sospetto è che i leghisti abbiano utilizzato Vinello per presentare quell'emendamento che salverebbe diversi esponenti del Carroccio. Non è passato poi inosservato che il voto segreto era stato richiesto da Forza Italia, i vecchi alleati della Lega. «Siamo caduti nella trappola - spiegano i 5 Stelle Di Maio si è fatto fregare».

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