venerdì 19 marzo 2010
Asfalto nel sito archeologico
Massa Lubrense - Sacro e profano nell’oasi protetta di Punta Campanella dove l’enel in barba ai massimi vincoli ambientali, paesistici, idrogeologici ed archeologici che tutelano l’intera area ha eseguito interventi di installazione di condutture idrauliche ed elettriche lungo uno storico tracciato. Al termine dei lavori l’enel ha abbandonato quintali di terriccio, materiali plastici e rifiuti pericolosi lungo il tracciato di epoca romana che da Termini conduce al promontorio di Punta Campanella. Asfaltato anche l’antico sentiero per facilitare il transito di auto e camionette ed ora percorribile con automezzi di ogni genere. Ad accorgersi dello sfregio sono stati i volontari del wwf sezione penisola sorrentina con il presidente Claudio d’Esposito che ha inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Comune di Massa Lubrense, Carabinieri, Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta e Soprintendenza per il paesaggio di Napoli e Provincia richiedendo di verificare la legittimità dei lavori realizzati e delle concessioni rilasciate in relazione alla legittimità urbanistica di tutte le utenze servite dalle condutture idrauliche ed elettriche già predisposte. “Abbiamo osservato con frequenza, dichiara Claudio d’Esposito presidente della sezione locale del wwf, mezzi meccanici e autoveicoli che, anche nell’eseguire le opere, transitavano tranquillamente lungo la via Campanella e sul sentiero che fu un tempo interdetto da ordinanza per pericolo di frane. Per mesi squadre di operai hanno lavorato per portare, nell’area più protetta e vincolata dell’intera penisola sorrentina, luce, acqua ed altro a ville di proprietà privata, preoccupandosi solo di scavare chilometri di trincea, senza farsi scrupolo di gettare i resti della macchia mediterranea estirpata dai bordi del sentiero assieme a pezzi di tubature, calcinacci, bitume sui lati della nuova lingua di asfalto e sopra quel che resta dell’antico tracciato romano per il cui recupero occorsero mesi di lavoro e centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico sotto la supervisione della Soprintendenza”. I lavori hanno comportato scavo ed interramento di tubature e cavi elettrici lungo lo storico tracciato di epoca romana in completa assenza di alternative intelligenti, deturpando un sito spettacolare di massimo valore ambientale con vincoli restrittivi ed archeologici che nessuno rispetta. Essi rappresentano l’esempio di cosa non dovrebbe fare una azienda come l’enel, prima in Italia e seconda in Europa, in parte privatizzata ma con azionista di riferimento il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con quota diretta ed indiretta del 31%. (di Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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