Vico Equense - Una pugnalata bella e buona, ancor più dolorosa perché inaspettata. Tanto che Aniello Savarese ancora non è riuscito a voltare pagina e a rassegnarsi a dover ripartire dalla Prima categoria con il suo Vico Equense, che soltanto lo scorso anno giocava in Seconda Divisione tra i professionisti. «E’ tutto assurdo, un epilogo del genere mai e poi mai lo avrei immaginato. Però sia ben chiara una cosa: io non mi sono ancora arreso, combatterò fino alla fine per ottenere come minimo un posto nel prossimo campionato di Promozione». Le armi scelte dal presidente azzurro-stellato sono quelle legali: ha infatti appena presentato un’istanza al Consiglio Federale, che entro la fine di agosto metterà il punto definito sulla questione Vico. Al popolo equano, dunque, non resta che attendere speranzoso: «Non so se questa mossa andrà a buon fine - continua Savarese - ma era l’ultima cosa che mi era rimasta da fare per impedire quella che continuo a reputare una grossa ingiustizia. Gli ultimi mesi per me sono stati un’escalation di delusioni arrivate una dietro l’altra, iniziata con la retrocessione dalla Lega Pro e continuata con la mancata iscrizione al campionato di serie D. Però il rifiuto del Comitato Campano di inserirci in Eccellenza è stata la botta più grande, perché davvero non me l’aspettavo…». Abbattuto, ma non per questo rassegnato e remissivo. Savarese continua nel suo racconto dei giorni febbrili che hanno preceduto il no del Comitato: «Ad inizio luglio mi erano state rassicurazioni sull’iscrizione del Vico al massimo campionato regionale, per questo consegnai la domanda in tutta serenità. Il giorno prima del verdetto invece mi venne detto che non c’erano posti in Eccellenza e nemmeno in Promozione, lasciandomi in una situazione d’impotenza: se l’avessi saputo prima, invece, forse facendo i salti mortali sarei riuscito ad iscrivere il Vico in serie D». Lo sfogo continua, senza sosta: «Per questo ho deciso di ricorrere al Consiglio Federale - conclude Savarese - mi sono sentito preso in giro. Io non contesto loro decisione, perché è vero che c’erano 10 squadre davanti a noi che avevano diritto a giocare in Eccellenza o Promozione, mentre la nostra era solo una richiesta, ma modi e tempi in cui è stata presa. Se non c’era posto potevano dirmelo prima, senza tenermi in sospeso fino all’ultimo secondo. Onestamente mi sono sentito preso in giro». (Il Roma)
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