Tra i tifosi e gli amici delusi per il clamoroso trasferimento
Castellammare di Stabia - Prima l’incredulità, poi il dispiacere. Infine la rabbia. «Lo vedi quel muro? - un ragazzino, quindici anni al massimo, indica una parete bianca alle spalle del bancone di un bar - Fino a ieri c’era la foto di Fabio che bacia la maglia del Napoli. L’ho strappata io stesso. Quei baci erano finti, non vuole bene al Napoli, non vuole bene a noi tifosi. È un traditore». Annunziatella, rione dove l’ex azzurro è nato e cresciuto. Il sole picchia, le parole contro Quagliarella picchiano più forte. Non si parla d’altro: gli amici stretti lo difendono, tutti gli altri sono inferociti e divorano i giornali per capire cos’è accaduto. Alle dieci l’elegante edicola della strada ha già esaurito «Il Mattino», e la gente viene invitata alla pazienza, «ne ho chieste altre copie, stanno arrivando». Nella macelleria di Nello c’è una grande fotografia di Fabio abbracciato al titolare e c’è una folla di persone che s’azzuffa sulla vicenda. Nello pontifica da dietro al bancone mentre sfiletta pollo assieme alla moglie: «Ha fatto bene ad andare via, il Napoli lo ha maltrattato». Gli risponde a muso duro Luigi Esposito: «Sono contento che sia andato via, il Napoli merita di più. Non un giocatore che insegue i guadagni e abbandona l’azzurro». L’aria si surriscalda e la macelleria diventa curva da stadio, le urla salgono, interviene Michele a mediare: «Non ragionate col cuore. Qui non si tratta di mercenari, stiamo parlando di professionisti che offrono i loro servizi. Tutto qui, non c’è da stupirsi. E poi chi ha sbagliato è il presidente De Laurentiis, forse l’unico colpevole...». S’apre il fronte della contestazione alla società. Il gruppo di amici-tifosi si sposta dalla macelleria, s’ingrandisce, è un magma incandescente di passione che si rincorre nel cuore di Castellammare. Prende la parola Enzo Cascone: «I tifosi veri dovrebbero scendere in piazza, bloccare le strade, protestare contro questa società che non ha saputo trattenere il nostro campione». Le teste che annuiscono diventano una lunga «ola» che percorre la strada e raggiunge la signora Linda. Anche lei condivide e rilancia: «Tutta colpa di De Laurentiis, l’ha fatto per incassare soldi». Distante dal gruppo, sulla soglia del negozio di fruttivendolo Raffaele Spagnuolo non nasconde la sua disapprovazione: «Ma come? - si interroga - Qualche mese fa è venuto proprio qui davanti per la festa in suo onore e ora ci abbandona? Era arrivato al Napoli, era diventato il nostro simbolo, l’avevamo accolto con i fuochi d’artificio e le luminarie manco fosse la statua di un santo. E lui alla prima occasione ci tradisce?». Alla teoria del tradimento non si aggrega Michele il quale, dall’interno della sua pescheria «Sapore di Mare», chiarisce: «Tutta Castellammare, gli deve qualcosa. Io sono con lui». Le lancette corrono, le vie si animano, le persone si aggregano col giornale in mano, i capannelli aumentano. Vincenzo Raimo passa veloce e sentenzia a voce alta: «Napoli non lo ha mai amato davvero. E quando dico Napoli mi riferisco alla società, non al pubblico». Nuovo sasso lanciato nello stagno, nuove discussioni. L’onda anomala del popolo di Quagliarella si sposta qualche metro più in là, in uno slargo dove un paio di alberelli rinsecchiti offrono brandelli d’ombra. Francesco è giovane, ha lo sguardo da bravo ragazzo e dice d’essere stato compagno di giochi del campione: «Io leggo, mi informo, ho capito che per Fabio la vita nello spogliatoio doveva essere diventata durissima. Ma il suo addio sa di sconfitta, di abbandono». Dalla penombra di un bel negozio spunta Maria Manzo, ex insegnante di educazione fisica: «Fabio dice che non ci sono colpevoli perché la ragione va oltre il cuore. Voglio dirgli che non è così. Che certe volte il cuore può superare la ragione. Avrebbe compiuto un grande atto d’amore verso i suoi tifosi». In parrocchia non c’è don Michele di Capua. È in montagna per un campo estivo di bimbi. Al telefono ricorda la sostanziosa donazione del giocatore per sostenere un progetto della parrocchia: «Sono dispiaciuto - spiega al telefono - perché non avrò più occasione per incontrarlo spesso. Sul piano umano Fabio non si discute: è un ragazzo d’oro, gli auguro tutto il meglio». Il più inferocito è Giuseppe Parisi che sostiene di avere un passato da calciatore con la Juve Stabia e si fa chiamare «Eusebio». Va subito all’attacco di Quagliarella: «È un traditore. Baciava la maglia, giurava amore e invece è andato via di corsa. Noi tifosi di Castellammare dobbiamo fargli sentire la nostra rabbia. Quando tornerà qui, invece di abbracciarlo dobbiamo fingere di non vederlo, di non conoscerlo. Lui ci ha rinnegati e noi lo rinneghiamo. Io gli toglierò il saluto, spero che tutti i tifosi veri facciano come me». (Paolo Barbuto il Mattino)
3 commenti:
Effettivamente Quagliarella l'ha fatta grossa e probabilmente sapeva bene ke avrebbe suscitato un grosso polverone tra i tifosi e la gente ke lo ama e lo segue da sempre. Spero solo ke il successo e il denaro non gli diano troppo alla testa e ke un giorno abbia il coraggio di dire la verità su questo suo improvviso e sconvolgente abbandono del Napoli, della sua gente e della sua città!
quando Madama chiama ,non si può fare altro che dire di si; non siamo ipocriti ,una cosa è il Napoli e tutt'altra cosa è la Juventus F.C..
Fabio ha fatto bene a scegliere Torino , primo perchè continua a restare nel giro della Nazionale ( a Napoli sarebbe morto) e c'è il progetto Juve che tra qualch e anno sarà una grossa stella nel calcio che conta. A Napoli accontentiamoci le sceneggiate e film panettoni.
Quello delle squadre più blasonate come Juve, Inter e Milan è secondo me solo un luogo comune ke va sfatato quanto prima.D'accordo ke De Laurentis non è un simpaticone ma un pallone ke si è gonfiato a furia di arrikkirsi con i cine-panettoni, ma non degradiamo nè la città nè la squadra ke meritano lo stesso rispetto delle altre reatà calcistike italiane. Fabio a Napoli era già una stella (e ancor di più dopo i Mondiali),e forse un giorno si pentirà della scelta fatta!
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