lunedì 5 dicembre 2011

Manovra, de Magistris e Caldoro in coro: «Non c'è equità e ci sono troppi tagli»

De Magistris: grava sulle fasce deboli e sugli enti locali
Caldoro: «Troppo poco su sviluppo e crescita»


Una manovra non «equa». Sembrano essere d'accordo su un punto, anche se da prospettive diverse, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il governatore della Campania Stefano Caldoro. Per il primo la manovra economica appena varata da governo Monti è «iniqua». Per il secondo invece nel testo licenziato da palazzo Chigi c'è «poca equità». Diverse invece le reazioni al provvedimento. De Magistris annuncia di voler dare battaglia «nelle istituzioni e in caso anche nelle piazze»; Caldoro invece ha subito proposto «un tavolo per la crescita e lo sviluppo». «Ancora una volta, in pochi mesi - ha dichiarato il sindaco di Napoli - si scarica la crisi sui redditi da lavoro, i pensionati, gli enti locali: quello del governo Monti è un provvedimento che preoccupa e che va contestato. Da amministratore della più importante città del Sud - aggiunge -sono profondamente allarmato perchè dopo 2,5 miliardi di tagli ecco che si impone un'ulteriore scure, cifre da capogiro per cui gli enti locali non potranno garantire ai cittadini i servizi necessari. La strada da intraprendere - conclude - era un'altra: tassazione delle vere grandi rendite e dei capitali scudati, lotta drastica all'evasione fiscale, diminuzione delle spese militari». «Una manovra durissima e dolorosa di finanza pubblica, sono tasse imposte e allo stato c'è poca equità e poco su sviluppo e crescita. Credo - ha affermato il governatore della Campania - che la risposta si debba dare soprattutto all'Europa e ai mercati». Per Caldoro, infatti, sarebbe un «facile gioco» dire «siamo tutti contro tasse e imposte». Solo tagli, secondo il governatore, «non producono effetti». «Adesso - ha aggiunto - serve un tavolo immediato per la crescita e sono d'accordo con il ministro Passera». Va bene il cuneo fiscale, continua nel suo ragionamento, «ma adesso bisogna lavorare su altre misure: infrastrutture e liberalizzazioni». «Come presidenti delle Regioni siamo in trincea, insieme agli amministratori locali e alle parti sociali - ha aggiunto -. Siamo il primo avamposto dei cittadini, Roma è già un po' più lontana, per non dire Bruxelles». Il rischio era di tagli impossibili da sostenere sul trasporto pubblico locale che arrivano al 75%, cosa che significa azzerarlo e, dall'altro, per la prima volta, una riduzione del fondo sanitario». «Noi sappiamo che non possiamo perdere un euro - ha ribadito - su questo abbiamo chiesto al Governo, visto che ci sono misure di copertura, di trovarle». (Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno.it)

Nessun commento: