martedì 20 marzo 2012

Commemorazione di Lucio Dalla in Consiglio comunale a Sorrento

di Rosario Fiorentino Consigliere comunale

Sorrento
– “Per commemorare la figura di Lucio Dalla non si può fare a meno di richiamare i versi delle sue canzoni, perché da vero poeta della musica, Lucio trasferiva la sua intera vita nelle note, tutti i momenti della propria esistenza, le emozioni belle e brutte, i ricordi e gli amori: trovavano tutti posto nelle sue canzoni che tanto amiamo. E’ stata una fortuna che tanti anni fa la sua barca si sia rotta proprio nelle acque di Sorrento: ma non solo perché Lucio ha reso Sorrento famosa in tutto il mondo con la sua musica, ma specialmente perchè abbiamo così avuto la fortuna di poter conoscere un uomo straordinario come lui, averlo visto girare qui nelle nostre strade come un di noi, averlo potuto annoverare come concittadino: essere investiti da quell’aurea di arte e di magia che la sua presenza emanava. Ci sono uomini che hanno una marcia in più, è innegabile, e quando queste persone dalla marcia in più son toccate dal fuoco divino dell’arte, possono arricchire gli altri rendendoli più felici ed in piccola parte persone migliori.


La luce di Lucio Dalla è stata così forte da venir fuori anche dalle ombre del mondo da cui proveniva. E’ il mondo dei cosiddetti clochard, è il mondo di coloro che hanno ben poco per sbarcare il lunario, spesso neppure il necessario per la propria sopravvivenza…coloro che vivono alla giornata, una condizione che oggi accomuna sempre più persone. Una condizione che lui descriveva bene nella famosa canzone “Piazza Grande”:
Santi che pagano il mio pranzo non ce n'è
sulle panchine in Piazza Grande,
ma quando ho fame di mercanti come me qui non ce n'è.
Ma forse è proprio questa sua condizione che gli ha consentito di brillare ancora di più: quando si è nell’ombra non ci si può far strada che con la luce. D’altra parte, Lucio non ha mai dimostrato di rinnegare né di odiare questa fase della sua vita. Anzi, dai testi della sue canzoni, emerge una sorta di amorevole accettazione della sua condizione, quasi una scelta, un amore sconfinato per il mondo per la realtà, per gli essere umani…ricchi o poveri….
“Una famiglia vera e propria non ce l'ho
e la mia casa è Piazza Grande,
a chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho.”
Questo è un altro dei suoi esempi positivi…accettare la vita cosi com’è, nei suoi alti e bassi, nei suoi picchi altalenanti, in ogni fase senza farsi prendere dalla disperazione come oggi sempre più spesso capita..ma sempre e solo alla ricerca di un po’ d’amore, della felicità autentica, che è ciò che conta. Piazza Grande ci mostra il ritratto di un uomo sereno, in pace col mondo, che voleva donare agli altri. Cosa che poi ha fatto per tutto il corso della sua vita, sia materialmente assistendo anche dal punto di vista economico tanti bisognosi, sia donando generosamente al prossimo emozioni e sensazioni.
Forse era proprio l’amore per il prossimo, per il genere umano, che rendeva le sue note così emozionanti, le sue parole capaci di scatenare brividi e di far fare un viaggio con la mente. Che fosse “Attenti al lupo” o “Anna e Marco”, le sue parole e il suo magnetismo ti incantavano anzi ti incatenavano e non potevi smettere di seguire il ritmo o di ascoltarlo rapito fino che lui avesse detto basta. Lucio era uno di noi, la fama ed il successo, il benessere non gli avevano fatto dimenticare il passato alle spalle ma avevano lasciato intatto, anzi esaltato, quella autenticità che lo contraddistingueva. Si fermava a parlare con tutti coloro che si avvicinavano, li accoglieva, ma quello che è ancora più straordinario è il fatto che aveva sempre qualcosa di suo, di personale, un tocco proprio da aggiungere alla conversazione. Mai annoiato, anzi sempre curioso, era sempre affamato di quotidianità e di umanità. Questa sua sensibilità, questa sua empatia, la capacità di entrare in contatto con la poliedrica sfaccettatura dell’umanità la riversava nelle sue canzoni che attraversano come una arco tutte le diverse emozioni e sfaccettature umane: la poesia e i sogni di un detenuto nella canzone “La casa in riva al mare”
“dalla sua cella lui vedeva solo il mare
ed una casa bianca in mezzo al blu
una donna si affacciava.... Maria
E' il nome che le dava lui”
E ancora la canzone“Ciao” con il suo inno alla pace,Il gigante e la bambina, Com’è profondo il mare…
La sua morte ha colto tutti di sorpresa e lasciato una grande tristezza, vera, profonda, non come quando scompare un personaggio noto, ma come quando ci lascia uno di famiglia. Consola pensare che ha vissuto una vita piena e ricca, che con le sue canzoni ha raggiunto dappertutto quella grande umanità di cui cantava. Consola pensare che infondo, anche confortato dalla sua fede, è scomparso cosi come voleva…nella sua “Piazza Grande” circondato dai “gatti che non han padrone come me…” ma anche da migliaia di persone comuni, e dall’abbraccio dell’ Italia intera. E forse sorriderà sornione al pensiero che, tra tutta questa sconfinata umanità che l’ha amato, c’è un piccolo paesino, Sorrento, circondato da un mare “luccicante”, il cui nome resterà per sempre, indissolubilmente, legato al suo; ove la gente rivolgerà sempre un pensiero di gratitudine per aver incrociato il destino col suo, orgogliosa di esser stata dopo la sua Piazza Grande un po’la sua seconda casa.
Dove il vento tirerà per sempre forte al suono delle sue canzoni.”

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