Rispettate le peggiori previsioni: finanziamenti ridicoli per i 30 parchi marini italiani che ora rischiano la chiusura
Massa Lubrense - Dopo mesi di attesa, di speranza, di sacrifici e di proposte, le aree marine protette italiane hanno ricevuto invece il colpo di grazia definitivo. Il governo Monti, a metà anno e in piena estate, ha deciso “finalmente” il finanziamento che spetterà ai parchi marini italiani per il 2012: una miseria. Oltre il ritardo - i parchi aspettano ancora il finanziamento per l’anno in corso- anche la beffa, come nelle peggiori previsioni. Meno della metà delle già scarse risorse degli ultimi anni. Una cifra che difficilmente potrà permettere ai parchi marini italiani di sopravvivere. Il governo ha deciso di destinare alla tutela e alla valorizzazione del mare, una risorsa strategica per un paese come l’Italia, appena lo 0,0002% del Pil. E così, il sistema delle aree marine protette italiane, un fiore all’occhiello per il nostro paese e inserito nel più ampio contesto mediterraneo ed europeo, rischia ora di scomparire. La chiusura dei parchi sarebbe un ulteriore colpo di grazia alla già scarsa credibilità internazionale del nostro paese. « Siamo alle prese con uno Stato “Orco” che ha prima deciso di costituire un sistema all’avanguardia di aree marine protette e ora ha deciso di smembrarlo- attacca Antonino Miccio, presidente nazionale dell’AIDAP (associazione italiana direttori e funzionari aree protette) e direttore dell’AMP di Punta Campanella- Così facendo il governo ha scelto e deciso di abbandonare le politiche sul mare e la sua tutela, consegnando di fatto, in alcune zone sensibili del paese, questa enorme risorsa del paese alla criminalità». La situazione è molto seria, la crisi ha inciso sicuramente, ma i parchi e l’ambiente in generale hanno già pagato un prezzo altissimo nelle finanziarie degli ultimi anni. Basti pensare che in 10 anni i fondi per i parchi sono diminuiti del 70%. Con un mano il Ministero ha aumentato il numero delle Aree marine (dalle 17 del 2001 alle 27 di oggi) e con un’altra ha tolto le risorse indispensabili. Si è passati dagli 8,5ml del 2001 ai 3,6ml di quest’anno. Dietro queste scelte quindi non c’è solo la crisi, ma anche la miopia politica e strategica di chi non comprende che il mare, il territorio e l’ambiente sono tra le risorse più importanti del nostro paese. Risorse che hanno sempre garantito turismo, ricchezza e posti di lavoro. Ma che ora rischiano di essere irrimediabilmente devastate con danni enormi per il presente e per il futuro.
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