giovedì 6 dicembre 2012
Sanità, Palagiano: Tutelare diritti delle donne anche con aumento obiettori di coscienza
“Garantire una piena applicazione delle disposizioni a tutela dei diritti delle donne a fronte di una tendenza che vede aumentare gli obiettori di coscienza negli ospedali, ostacolando così le richieste di interruzione volontaria delle gravidanze”. A chiederlo in un'interrogazione al ministro della Salute è il Presidente della Commissione Errori Sanitari, Antonio Palagiano. La ricostruzione della vicenda parte dall'ospedale di Jesi (Ancona), dove i 10 ginecologi della struttura risultano essere tutti obiettori di coscienza. Dai dati dell'ultima Relazione annuale del Ministero della Salute è emerso che, a fronte di 2400 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate nel 2010 da donne residenti nella regione Marche, solo il 7,8% degli interventi sono stati effettuati fuori provincia, contro una media nazionale del 13,3%. Un dato in netta diminuzione rispetto al 2009 in cui si attestava intorno al 25% ma molto rilevante - in negativo - se si calcola che, allo stesso tempo, la percentuale di interventi fuori regione è salita dal 9,9% del 2009 al 25,5% del 2010, posizionando
la Regione Marche al primo posto per migrazione interregionale per il ricorso all'IVG. La stessa Relazione evidenzia come nella regione Marche, la percentuale di ginecologi obiettori si attesta intorno al 60%, confermando la tendenza crescente negli ultimi anni del numero di obiettori nel nostro Paese (70,7% dei ginecologi, 50,8% degli anestesisti, 44,7% del personale non medico) e la conseguente difficoltà nell'applicare pienamente quanto previsto dalla legge n.194 del 1978. "Certificazione per l'interruzione volontaria di gravidanza e intervento di Ivg, nonché la possibilità di poter usufruire della contraccezione d'emergenza, sono servizi medici previsti dalla normativa nazionale e dal sistema sanitario - scrive Palagiano - pertanto dovrebbero essere garantiti a livello omogeneo su tutto il territorio e accessibili a tutte le donne, senza alcun ostacolo o barriera ideologica. Il caso di Jesi non è l'unico in Italia. Soltanto pochi mesi fa la Cgil e la FP di Pesaro hanno denunciato la vicenda dell'ospedale di Fano in cui tutti i ginecologi risultavano essere obiettori ed era quindi impossibile praticare interventi di interruzione volontaria di gravidanza".
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