di Filomena Baratto
Vico Equense - D’estate le spiagge, i luoghi più vissuti delle nostre zone, sembrano quasi sempre appannaggio per i turisti e bagnanti di passaggio, come se gli abitanti del posto non avessero il diritto di usufruirne. Alcuni disagi li vivono tutti, stranieri, turisti e abitanti, come la difficoltà di prendere mezzi di trasporto per spostarsi verso o dalle spiagge, risultando scarsi di corse e in orari poco richiesti; difficoltà di scendere in spiaggia per le strade dove il manto stradale non è adatto ad essere percorso a piedi; mancanza di servizi igienici che non siano quelli dei bar o ristoranti, ma punti come ce ne sono in tutti i luoghi rinomati. Dovrebbero poi esserci spiagge funzionali, soprattutto quelle libere. Il maggior controsenso è quello di abitare in una zona turistica e magari andare in vacanza altrove. A mare ci vanno tutti, non solo i turisti, né solo quelli che possono permetterselo. Ci vanno le famiglie intere, le mamme con i figli, i nonni, i ragazzi, le coppie, persone sole, proprio tutti. Le spiagge libere, per esempio, dovrebbero essere fornite di ogni servizio e libere non significa “arrangiatevi”. Zone protette, recintate, adatte, con custodi, bagnini che abbiano sostenuto un esame di corso per il pronto intervento a mare, in caso di bisogno. Annegare a mare non è un caso raro, può accadere per un malore, un crampo, una paura e se non sei su di una spiaggia privata, c’è il rischio che nessuno venga a salvarti. Quali parametri adottiamo per dire che un posto è sicuro, igienico, adatto alla balneazione? C’è un punto di pronto soccorso per quei piccoli infortuni che accadono in spiaggia?
Un punto da cui poter fare la vedetta con un bagnino preposto a questo?
E le strade dalle spiagge danno la possibilità di poter essere percorse in tempi brevi per raggiungere il centro in caso di necessità? E se il traffico si blocca, che si fa? Qui non si tratta di dare precedenza al turista o all’abitante, è una regola da adottare per tutti. Quello che accade in spiaggia non è un mondo a parte o di una stagione. I servizi sono la cosa più importante di una città, sono i suoi punti di forza su cui la città deve poter contare. Il turismo non decolla sulla bellezza di una località, ma su come la bellezza può essere vissuta, per cui si guarda allo stile e alla qualità di vita del luogo. Un turista ritorna se è soddisfatto del soggiorno e prima del turista deve essere contento chi vi abita. Ho visto bambini in spiaggia che non potevano bagnarsi per la difficoltà a scendere in acqua, animali passeggiare come i bagnanti senza padroni al seguito, ma lasciati scorrazzare come se la spiaggia fosse un’aia, di sbucciature, punture e morsi senza poter essere medicati, in compenso strade sempre occupate da furgoncini che vanno a rifornire, spazi pubblici occupati da privati, macchinette che introitano monete continuamente senza rilasciare il biglietto del parcheggio. Personalmente ho speso fino a 7 euro per un’ora, per macchinetta difettosa (così dicono) a Villetta Paradiso, e non una sola volta, ma ripetutamente. Contribuisco a rimpinguare le tasche della ditta e se non mostro il biglietto vengo multata, ma se la macchinetta non funziona nessuno vede il disagio di chi deve parcheggiare. Chi le controlla per sapere come funzionano? D’estate da queste parti è come essere estranei in casa, per restare sabato e domenica senza bagno, in preda a un assalto di pendolari e, se si volesse andare a tutti i costi, bisognerebbe partire alle cinque del mattino. Se poi lavori fuori, e torni con famiglia al seguito per trascorrere il tempo estivo con i tuoi e in vacanza, non puoi recarti sulla spiaggia né di sabato e né di domenica per la massa che nel weekend sbarca in costiera e non c’è uno straccio di posto né libero, né privato. Be’ pazienza, questo è lo scotto che devi pagare per vivere o ritornare in una città turistica. Risolviamo dicendo “Addà passà a nuttata” come se il traffico, la folla e il pieno delle spiagge fossero cose da sopportare come conseguenza della stagione e del turismo. Una città turistica va gestita nei minimi particolari senza lasciare nulla al caso. Anche la gente va educata, a mare ci sono regole da rispettare valide sia per la spiaggia libera che privata. Lasciare il posto che si occupa in perfetto ordine è un dovere, usufruire di uno spazio senza calpestare gli altri è d’obbligo, ascoltare musica ad alta voce non è possibile e comportarsi come se si stesse al mercato non va bene. Se paghiamo, sappiamo come comportarci, e conosciamo diritti e doveri, se invece tutto ci è dato gratis, non diamo il giusto valore alle cose di cui usufruiamo. Capire che a mare non si va per fare pranzi luculliani, che passeggiare continuamente sugli asciugamani degli altri è da maleducati, che i tuffi si fanno solo dai trampolini e in sicurezza, che parlare e sparlare di tutti sotto l’ombrellone può essere anche molto fastidioso per chi legge o riposa accanto. La civiltà si vede anche a mare. E poi i bambini! Ci sono mamme che li lasciano all’acqua, alla sabbia, al sole e ai pericoli. Bambini che vagano tra gli ombrelloni indisturbati, mamme che fanno schiamazzi per chiamarli, per lavarli, per farli mangiare. Educhiamo i bambini a stare in mezzo agli altri, ve ne saranno grati. Nel rispetto di tutti, ogni cosa ci è concessa.
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