Fonte: Paolo Grassi da Il Corriere del Mezzogiorno
Quasi 35 donne campane su cento — più di un terzo del totale tra i 14 e i 65 anni — nel corso della loro vita hanno subito molestie nel luogo di lavoro (il 13,2% se si guarda soltanto agli ultimi tre anni). L'8,4%, inoltre, ha dovuto far fronte — sempre in ufficio o in fabbrica — a veri e propri assalti fisici da parte di un collega o di un superiore (magari il titolare dell'azienda). L'Istat, negli allegati territoriali al report diffuso martedì, fotografa — regione per regione o per macro-aree — l'evoluzione di un fenomeno che, proprio nel Sud, mostra diversi aspetti su cui riflettere. A partire dal fatto che nell'Italia meridionale, nel triennio 2014-2016, si registra il dato più alto di donne che hanno dichiarato di aver subito un ricatto sessuale sul luogo di lavoro.
Boom di molestie social
Se sul versante molestie «verbali», «fisiche», «telefonate oscene», «atti di esibizionismo» e «pedinamenti» sono le donne del Centro Nord, sempre secondo quanto rileva l'istituto centrale di statistica, a vedersela peggio, quando il problema si sposta sui social network è il Mezzogiorno — isole comprese — a prendersi (purtroppo) la scena. Quasi 9 donne del Meridione su 100, per la precisione, hanno subito problemi in... rete. Rispetto alle precedenti indagini, infatti, l'Istat ha introdotto tre nuovi quesiti, «volti a studiare altre forme di molestie: il mostrare foto o immagini pornografiche contro la volontà della persona e, per gli utilizzatori di internet, le proposte o i commenti osceni, oltre al furto di identità allo scopo di scrivere messaggi offensivi o imbarazzanti su altre persone».
Quando la vittima è lui
Per la prima volta sono rilevate le molestie a sfondo sessuale anche ai danni degli uomini: in Italia si stima che in 3 milioni e 754 mila le abbiano subite nel corso della loro vita (18,8%), 1 milione 274 mila negli ultimi tre anni (6,4%). I «carnefici» risultano essere sempre maschi: lo sono per il 97% delle vittime donne e per 1'85,4% degli uomini. Spulciando i dati relativi al periodo 2014-2016, ancora, emerge che sono stati i maschi del Mezzogiorno a subire più molestie. Percentuali da record per quelle verbali, per le telefonate oscene, per i pedinamenti e per l'utilizzo di materiale pornografico come forma di sopruso. Le Isole, invece, vantano il poco edificante primato nei casi di molestie sui social o collegati a credenziali rubate.
I ricatti per l'assunzione
L'Istat stima in i milione 173 mila le italiane (7,5%) che nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressi nella loro carriera. Questi soprusi hanno riguardato in misura più incisiva le donne laureate (8,5%) e quelle dai 35 ai 44 anni e dai 45 ai 54 anni (rispettivamente 8,6% e 8,9%). Negli ultimi tre anni le vittime sono 167 mila, pari all' 1,1% delle donne che lavorano o hanno lavorato in passato, con una prevalenza maggiore fra quelle più giovani, fra i 15 e i 24 anni (2,7%) e fra i 25 e i 34 anni (2,1), e con scarse differenze per titolo di studio. Anche i ricatti sessuali sono più frequenti nei grandi comuni centro delle aree metropolitane e in quelli con più di 50mila abitanti. È il Sud, comunque, l'area dove si registrano più casi nell'ultimo triennio.
Chi è il carnefice
L'autore del ricatto sessuale sulle donne è quasi sempre un uomo. Nell'11,3% dei casi la vittima subisce più ricatti dalla stessa persona, ma la frequenza degli stessi è molto diversa a seconda del tipo di imposizione. Sono, rispettivamente, l'11,9% e il 10,1% le vittime che per essere assunte hanno ricevuto ripetute richieste di prestazioni sessuali e di disponibilità sessuale dallo stesso autore; nel caso dei ricatti sessuali per ottenere avanzamenti o per fare carriera, la quota di donne che li ha subiti più volte dalla stessa persona è più che doppia (il 25,5%). Considerando tutti i tipi di ricatto sessuale sul lavoro, il 32,4% viene ripetuto quotidianamente o più volte alla settimana, il 17,4% si verifica all'incirca una volta a settimana, il 29,4% qualche volta al mese e il 19,2% ancora più raramente. Negli ultimi tre anni, la quota di donne che hanno subito ricatti tutti i giorni o una volta a settimana è ancora maggiore (rispettivamente 24, 8 % e 33,6%).
Il ruolo del sindacato
Vera Buonomo, responsabile del coordinamento Pari Opportunità e politiche di genere della Uil Campania, oltre che delle iniziative anti-mobbing e anti-stalking del sindacato guidato da Giovani Sgambati (che dopo relazione ha immediatamente riorganizzato e potenziato un servizio di grande rilievo sociale): «Se nel pubblico sono più frequenti i casi di mobbing, o almeno le denunce, nel settore privato, soprattutto nelle micro imprese della provincia, le molestie sono un fenomeno preoccupante. Come i ricatti sessuali per le assunzioni o per il mantenimento del posto di lavoro. Talvolta, poi, e si tratta delle peggiori situazioni, il molestatore si trasforma in mobber». La vittima di molestie, a ogni modo, sempre secondo la dirigente Uil, «deve avere prove per denunciare e rivolgersi alle forze dell'ordine, e quindi il sindacato cerca di intervenire introducendo norme all'interno dei contrati nazionali inasprendo le sanzioni. Le donne oggi denunciano di più perché sono maggiormente consapevoli dei propri diritti. Vengono da noi per la tutela sindacale, ma anche per essere aiutate nel percorso di denuncia, tanto più che sportelli come i nostri sono a disposizione di tutte le vittime di violenza anche per i non iscritti».
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