Le parole di Antonio Amoretti, presidente dell'Associazione Partigiani «Va condannata la violenza in nome dei valori antifascisti» Durissimo attacco a Casapound: «Movimento da sciogliere»
Fonte: Marina Cappitti da Metropolis
Steso pancia a terra da un balcone sparava ai cecchini fascisti in quelle che sono passate alla storia come le Quattro Giornate di Napoli. Allora partigiano, a soli 16 anni, alla testa di un gruppo di giovanissimi garzoni nella barricata del Rione Sanità. Oggi, 91 anni, presidente dell'Associazione nazionale Partigiani d'Italia, Antonio Amoretti guarda con "preoccupazione ai rigurgiti fascisti", ma anche "al clima violento" degli scontri della scorsa domenica a piazza Garibaldi tra i ragazzi dei centri sociali e le forze dell'ordine, lanciando un appello. Lei che il fascismo l'ha vissuto e combattuto, cosa ne pensa di questa contrapposizione oggi tra fascisti e antifascisti? "Credo che, come allora il fascismo nacque per la crisi economica all'indomani della prima guerra mondiale, così ora ci sono condizioni simili con la mancanza di lavoro, l'impossibilità a realizzare i propri sogni. Facile che i disagi di molti giovani sfocino o nella violenza o vengano raccolti da formazioni che si ispirano al fascismo. Esiste un serio rischio di un ritorno, ci sono rigurgiti che mi preoccupano. Bisogna tenere alta l'attenzione e soprattutto nelle scuole occorre insegnare, raccontare quella storia ai ragazzi. Invece non accade e a volte, ahimè, anche i docenti non la conoscono ".
Si riferisce a Casapound? Secondo Lei quel partito va sciolto? "Si, come tutti i partiti, le associazioni ed i circoli che si ispirano a quell'ideologia. Purtroppo la Costituzione scritta con il sangue dei resistenti, badate bene non solo di populisti, ma anche monarchici, non viene applicata. Le firme raccolte da Casapound non andavano accettate". Intanto la Cassazione l'altro giorno con una sentenza ha stabilito che il saluto romano non è reato "Fa male". Come giudica gli scontri degli attivisti dei centri sociali con le forze dell'ordine in nome dell'antifascismo? "Sono contro la violenza da qualunque parte venga esercitata ed anche questo e frutto della crisi del lavoro, di cui parlavo prima. Diversi anni fa il rettore dell'Università Federico II mi invitò a parlare ai ragazzi in assemblea permanente che stavano organizzando uno scontro fisico in vista della manifestazione nazionale di Casapound a Napoli. Spiegai loro quanto fosse sbagliato scendere su quel piano, perché oggi esistono forme democratiche di lotta e capirono. Oggi rilancio quell'appello". Quindi si schiera al fianco delle forze dell'ordine? "Premetto che tra g ' ii agenti c'è anche chi sbaglia e domenica forse le cose sarebbero andate diversamente se si fosse creato un cordone di protezione e lasciato manifestare i ragazzi. Ma non voglio addentrarmi in questo perché non presente. Di sicuro ci tengo a dire che le forze dell'ordine non sono il nemico. Ed anche a ricordare che nel settembre del 43, dopo la firma dell'armistizio, 14 eroici carabinieri si misero di guardia al Palazzo del telefono attaccato dai tedeschi, guidati da un semplice brigadiere, resistettero fino alla fine e poi vennero trucidati. Così come il contributo di tanti altri delle forze dell'ordine che hanno combattuto in quelle giornate al nostro fianco". Infine cosa ne pensa di De Luca che si è definito un partigiano nei giorni scorsi? (Sorride) "Forse intendeva partigiano, perché è di parte".
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