lunedì 21 dicembre 2015

Il restauro della Fontana dei delfini compie 13 anni


Vico Equense - Il restauro dell’ottocentesca Fontana dei delfini di Piazza Umberto I, compie tredici anni. Il 21 dicembre del 2002 Vico Equense si scrollava di dosso l’immagine di città “vecchia”, degli anni ‘60/70 e si apriva alla Città contemporanea. La grande Festa che il Popolo tributò la sera del 21 dicembre al restauro ed al riposizionamento della Fontana, ha segnato lo spartiacque, consegnando a Vico la meravigliosa vetrina costituita dalla nuova Piazza. La fontana “splendida e viva” ridiventa il cuore pulsante della Città, cambia e si modifica anche la vita sociale che si sviluppa intorno ad essa. Nell’800 i cittadini vicani, stanchi della precaria mancanza d’acqua, chiesero la possibilità, da parte della Real Cassa di Amministrazione, di far costruire nel mezzo del paese una pubblica fontana. Nel 1838 iniziò la gara d’appalto e la sottoscrizione del progetto. L’acqua sarebbe servita anche per l’abbeveraggio dei cavalli. L’Architetto Raffaele Spasiano la volle ornata di delfini, eseguiti in pietra di taglio di Caserta, detta bianca, e non più di piperno, come aveva affermato nel primo progetto, con pareti interne di intonaco di lapillo e mazzocchia e con un rivestimento di fabbrica con schiuma del Vesuvio e pozzolana vulcanica e con uno scalino in pietrarsa.

La data di consegna della fontana, 1844, è incisa sulla base di uno dei delfini. Essi, dopo il restauro sono tornati all’antico splendore, con il loro movimento plastico, ricco di volute, con il colore bianco del marmo che crea un efficace effetto di bicromia e con il piperno, tipico delle costruzioni neoclassiche. Negli anni del secondo dopoguerra, tra il 1952 e il 1953 poiché i carri e gli stessi cavalli bloccavano la piazza e la strada che portava verso la costiera, l’allora Sindaco Giuseppe Attanasio e l’Assessore Frevola decisero di interrare la fontana e di far costruire attorno ad essa un muretto sovrastato da una ringhiera, in modo tale che nessuno potesse più avvicinarsi. L’opera dell’architetto Raffaele Spasiano venne così scempiata; l’incuria la lasciò ricoprire di calcare su cui nacquero erbe e muschi. Fu poi riportata alla sua originale bellezza dall’amministrazione cittadina, nel 2002, su iniziativa dell’ufficio di pianificazione territoriale e progettazione urbanistica del Comune di Vico Equense.

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