sabato 12 maggio 2018

Apprendere ad apprendere


di Filomena Baratto

Vico Equense - Una pessima abitudine di chi legge è quella di comprare libri e dimenticare di averli. Mi è successo con “Conversazioni sull’educazione” di Zygmunt Bauman, un libro che mi ha tenuto incollata un giorno intero, tralasciando molte altre cose. Un testo in forma dialogica che si usa per ammaestrare e indurre al ragionamento, fatto con molto garbo e con argomentazioni valide. Oggi si parla tanto di educazione forse per sopperire alla sua mancanza. L’autore conduce l’indagine attraverso un dialogo con l’intellettuale Riccardo Mazzeo che formula domande a cui risponde il sociologo. Sarebbe lungo il volerne fare una completa disamina, ma ci sono alcuni spunti interessanti. Secondo l’autore l’educazione non la si costruisce, ma la si respira. Sin da piccoli, il modo in cui gli altri si relazionano con noi, diventerà il modo di fare dell’adulto. Tutto quello che il bambino ha assimilato, lo farà suo. Difficile trovare un uomo che da adulto migliori quello che da piccolo è stato il suo terreno di coltura. Le sofferenze sperimentate in prima persona, di solito non lo rendono poi più generoso.
 
Al contrario, discendenti delle vittime diventeranno crudeli nei confronti dei discendenti di chi quella crudeltà l’ha perpetrata. Tutto ciò che è sofferenza fa scattare una resistenza, veri nodi gordiani che impediscono di fermare le violenze. Queste sono dette “catene schismogenetiche”, che danno origine poi a divisioni. E affinchè non diventino distruttive, bisogna fermarle in tempo. Jean Paul Sartre afferma “che noi siamo non ciò che gli altri fanno di noi bensì quello che facciamo di ciò che gli altri hanno fatto di noi”. Una considerazione che implica una profonda riflessione su come ci relazioniamo e come ogni nostra azione abbia una ricaduta sul nostro futuro. Gregory Bateson, distingue tre livelli di educazione: quello fatto di informazioni da memorizzare; il deuteroapprendimento, cioè il processo attraverso cui si impara ad imparare; la capacità di smontare e rimontare la cornice cognitiva, o sbarazzarsene del tutto senza rimpiazzarla. Per Bateson questo era il più pericoloso, mentre il primo ha smesso la sua utilità da quando il cervello ha trasferito i suoi dati alla memoria di un disco rigido, chiavette USB, server. Mazzeo prende in considerazione poi il libro di Paola Mastrocola, “Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare “ L’autrice nel testo rivolge critiche a chi come Don Milani e Gianni Rodari premevano per fornire un’istruzione anche ai meno fortunati. Così come se la prende con il linguista Tullio De Mauro, ex ministro dell’Istruzione, che voleva una scuola utile, pratica, concreta. L’autrice, dal suo canto, propone una scuola solo a chi studia. A questo proposito Bauman riprende il concetto di educazione oggi attraverso un esempio militare: i missili balistici. Data la traiettoria da seguire e l’obiettivo, il loro compito è colpire in modo preciso. A differenza dei missili intelligenti che non hanno un obiettivo fisso ma possono spostarsi da un momento all’altro, per cui durante la traiettoria continuano a ricevere nuove informazioni utili per colpire. In questo modo, dal lancio al momento in cui cambia l’obiettivo mentre è ancora in volo, arrivano nuove direttive che vanno a far cadere quelle prima preordinate. Sono questi missili intelligenti che assomigliano all’educazione oggi. Con la marea di tempeste che i ragazzi subiscono su tutti i fronti, nella società liquida in cui siamo, nel senso che cambia continuamente, l’educazione deve tener conto che l’obiettivo è mobile e lungo il percorso può essere oggetto di nuova direzione in volo. Questo significa dimenticare la programmazione precedente e acquisirne una nuova strada facendo. I missili sono intelligenti proprio per questa possibilità “di cambiare idea e revocare le precedenti decisioni”. Vale a dire capire quando ciò che è stato appreso non è più importante e pertanto sostituibile. Gli insegnanti passano da lanciatori di missili balistici ad obiettivi fermi e specifici con un sapere da conservare a vita, ad essere invece lanciatori di missili intelligenti. Lo stesso concetto lo si può applicare in altri campi. La vita moderna è costituita da una quotidianità fugace e che evapora, si dissolve velocemente. Consumiamo beni facilmente deperibili, soppiantabili, effimeri e tutto ha una vita ridotta come il lavoro, non più sicuro ma precario, a tempo, a ore. Come se fossero volate via tutte le cose fisse, ferme, stabili, sicure. Ci troviamo continuamente a scegliere, a cambiare. Quindi all’educazione permanente si sostituisce la “rivoluzione permanente”, lo stato in cui si trova la nostra conoscenza oggi. L’educazione è volta alla costruzione di missili intelligenti, con un insegnamento utile, dei saperi pratici, concreti, spendibili, come affermava Tullio De Mauro, ma per essere pratica deve esserci una scuola di qualità, esposta, diffondendo apertura e non chiusura mentale. D’altra parte la malattia di oggi degli adulti è quella di avere sempre un sogno nel cassetto da rincorrere. E nel mantenere costanza a portare a termine i propri progetti, proprio come i missili balistici, perdono le opportunità di un’educazione che richiede la loro presenza, come la pianta chiede l’acqua, il sole e la luce. Ora, si chiede Bauman, come possono i figli di oggi essere ben educati se sono figli di genitori caotici, repressi, insoddisfatti, eterni bambini, sognatori alla ricerca del cassetto da aprire? Si perdono tempi preziosi che non tornano più. L’infanzia, ma anche l’adolescenza sono abbandonate a se stesse: qualche volta manca loro l’affetto, e poi la presenza, e poi la complicità e ancora l’autorevolezza e poi il “no”, fatidico no che non si usa più, quasi fosse un diabolico monosillabo. Serve chi faccia capire quello che si può e non si può fare con una presenza costante e amorevole, non tanto per passare il tempo. Bambini molto spesso parcheggiati, adolescenti che non possono confrontarsi se non con i loro simili, spesso non ascoltati. Ma in ogni epoca ci sono minacce e opportunità, dice l’autore e non c’è scelta che non abbia un’alternativa. Il fatto di essere preoccupati, come dice Bauman, non deve farci cadere nella disperazione, ma si può sempre trovare la nuova direttiva anche in volo, anche quando tutto sembra impossibile, proprio come i missili intelligenti. Ogni missione, oltre alla programmazione, deve contenere un piano alternativo, un modo di risoluzione ad ogni passaggio. Ogni momento è adatto a cominciare e la nostra società deve imparare ad apprendere non in modo definitivo, ma continuativo.

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