mercoledì 30 maggio 2018

Discepolo: «Mi concentrerò sui piani paesaggistici ma alcuni vincoli attuali non possono essere superati»

Bruno Discepolo
Fonte: Luigi Roano da Il Mattino

Bruno Discepolo, nuovo assessore all'Urbanistica della Regione, ha davanti a sé molto lavoro e sfide importanti, tra queste riordinare un territorio complesso come quello della Città metropolitana di Napoli con una legge regionale ad hoc e mettere mano all'adeguamento dei piani paesaggistici di tutta la Campania. Allora assessore, come nasce la sua nomina? «Il presidente De Luca mi ha chiesto la disponibilità qualche tempo fa, ho riflettuto e ho dato l'ok. È la mia materia, molte problematiche le conosco e le ho già trattate in altre vesti. Ora è giusto fare quel salto che mi porta nelle vesti di amministratore». Da dove inizierà la sua mission? «Chiariamo subito che la Regione sull'urbanistica ha un ruolo di indirizzo e controllo e soprattutto non si sostituisce alle autonomie, agli organi competenti. All'interno di questo schema può svolgere una funzione nel rispetto dei ruoli. Il lavoro non manca: serve una revisione del governo del territorio rispetto alle nuove norme, vale a dire un adeguamento. C'è il tema - per capirci - della Città metropolitana di Napoli. Nel passaggio dalla Provincia al nuovo ente la legge non ha previsto nessuna norma e serve una legge regionale in luogo del vecchio Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale, ndr)». Cosa intende quando dice che la Regione può avere una funzione sull'Urbanistica? «La Regione ha già iniziato questo percorso separando la pianificazione dal progetto. Penso, ad esempio, all'area domitia e flegrea. Sono state individuate delle linee strategiche. Un ruolo propositivo senza interferire con le autonomie ma in sinergia con esse, sono stati sollecitati investimenti. È un metodo che potrebbe essere utilizzato anche a Napoli, penso all'area nord o a quella orientale». I piani paesaggistici tutelano il territorio ma spesso lo frenano sotto il profilo dello sviluppo. Che idea si è fatta al riguardo? «Certi vincoli non possono essere superati, del resto la funzione di tutela non può essere in discussione. I piani paesaggistici però potrebbero essere più attenti alla valorizzazione degli stessi territori e allo sviluppo».
 
Torniamo a Napoli, a Bagnoli pare ci siano dei problemi su come collegare l'area ex Italsider e il perimetro esterno a essa. Nella sostanza c'è il rischio cattedrale nel deserto. «È stato fatto un buon lavoro dalla Cabina di Regia, con il Piano della nuova Bagnoli è stato trovato l'equilibrio con il Piano urbanistico attuativo del Comune. Il tema vero non sono i Piani ma i finanziamenti e la volontà del nuovo Governo su Bagnoli. Per quello che mi riguarda resta il nodo del non avere previsto residenze in un'area di due milioni di metri quadri, si rischia l'effetto di un vuoto». La collaborazione tra Comune e Regione è ai minimi termini. Ritiene che su questo fronte lei possa essere utile a cicatrizzare la ferita? «Non ho nessuna pretesa politica. Spero di essere un soggetto attivo nel costruire un ponte tra Napoli e il resto della Campania, tra certi ambienti di Napoli e la Regione, penso al mondo dell'imprenditoria, a quello delle competenze, alle università che comunque sono in movimento». Ecco, lo sviluppo dall'urbanistica: si aspetta molto? «Ci sono gli ecobonus. Penso al Patto per Napoli. Potrebbe essere l'occasione per ripercorrere il modello Sirena e rigenerare il patrimonio immobiliare e i centri storici, ne beneficerebbe Napoli, la Campania e anche il mondo dell'edilizia».

Nessun commento: