mercoledì 28 febbraio 2024

Vico Equense, il crollo (annunciato) della villa romana

La antica dimora si trova sulla spiaggia del Pezzolo in Penisola Sorrentina: l'ultimo cedimento qualche giorno fa. Nel 2021 l'allarme alla Soprintendenza. L'archeologo: «Una scena di una tristezza infinita»

di Fabrizio Geremicca - Il Corriere del Mezzogiorno

Vico Equense - Un nastro rosso e bianco, alcune grosse pietre, blocchi di radici divelte. È la scena di un crimine, quello contro la memoria dei luoghi e la cultura, che si è consumato a Vico Equense, sulla spiaggia del Pezzolo, in penisola sorrentina. Un delitto annunciato perché nel corso degli anni molteplici sono state le avvisaglie che sarebbe finita proprio così, con la cancellazione delle vestigia della villa di epoca romana che guarda il mare. Una struttura realizzata in epoca tardo repubblicana, ristrutturata una prima volta agli albori dell’Impero, poi sepolta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. e ricostruita nel secondo secolo dopo Cristo. Intorno ai resti della villa di 2.000 anni fa nessuno ha pensato mai di collocare neanche una targa o un cartello per raccontarne la storia, per farla conoscere e per sensibilizzare i frequentatori della spiaggia a non utilizzarla come discarica. Men che meno è stato attuato un progetto per consolidarla ed evitare che, anno dopo anno, crollo dopo crollo, di quell’antica dimora romana sparisse ogni traccia. L’ultimo cedimento risale a qualche giorno fa. Il penultimo a dicembre 2021. Episodi innescati soprattutto dal peso del terreno retrostante i resti romani, specialmente quando è imbevuto di pioggia, e dalle radici delle piante. Nel 2021 Antonio Vanacore, un giovane archeologo vicano, allertò il funzionario della Soprintendenza. Quest’ultimo incontrò gli amministratori del Comune. Non è chiaro se si decise di adottare un qualche provvedimento.

  Quel che è certo è che nulla è stato attuato e gli esiti sono quelli che appaiono oggi a chiunque vada sulla spiaggia del Pezzolo. «Una scena di una tristezza infinita — si rammarica Vanacore — che aumenta se si pensa che il celebre archeologo Maiuri dedicò alcuni schizzi e disegni proprio alle vestigia della villa romana del Pezzolo». Una storia amara, insomma, che peraltro si svolge in un Comune dove anche il centro storico di epoca angioina, sottoposto a lavori di recupero e riqualificazione avviati tre anni fa e finanziati per circa due milioni di euro dalla Città metropolitana, è punteggiato da cavi e tubi penzolanti che restituiscono una immagine di sciatteria e di incompiuto. Vanacore, che è studioso appassionato della sua terra ed uomo di buona volontà, scriverà forse ora una seconda nota alla Soprintendenza, nella speranza che ci sia ancora qualcosa da salvare dei ruderi della villa marittima romana di due millenni fa. Giuseppe Aiello, sindaco di Vico, aspetta di spendere il finanziamento del contratto istituzionale di sviluppo: 3,5 milioni di euro. «Soldi — spiega — che sono stati stanziati per Vico all’epoca del ministro Carfagna affinché sia realizzato l’ascensore di collegamento tra la villetta e la spiaggia e che in parte potranno essere utilizzati anche per consolidare i resti della villa romana». Questi ultimi, tuttavia, sono stati nel frattempo già cancellati quasi del tutto. «È vero — ammette Aiello — che resta veramente poco. È una storia, però, che precede la mia amministrazione. Gli interventi andavano realizzati un bel po' di anni fa».

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