di Antonino Pane - Il Mattino
Sono alcune migliaia le barche che svolgono servizio charter lungo la costa campana. Un giro vorticoso di interessi che si è moltiplicato in pochissimi anni. Un dato, certificato, comunque esiste: è proprio la gita via mare, che più gratifica gli ospiti in Campania. Sono i social, e in particolare il numero delle foto pubblicate, a sottolineare questo gradimento. E allora, se è praticamente impossibile un censimento preciso delle barche che trasportano ospiti, possiamo senz'altro dire che l'attività, proprio per il moltiplicarsi delle iniziative imprenditoriali, è sicuramente molto redditizia. Un inventario completo di quante barche e quante persone si dedicano ai charter al momento, dunque, non esiste perché l'attività può essere registrata sia presso l'Ufficio marittimo dove ha sede la società di noleggio, sia dove si ormeggia l'imbarcazione.
E non è neanche detto che debba essere nella stessa regione. Inoltre, quando si utilizzano natanti al di sotto dei 12 metri e con motori con una potenza non superiore ai 40 cavalli, manca anche l' immatricolazione come riferimento. E, allora, bisogna affidarsi alle stime, partendo dai dati presenti presso la Camera di Commercio, arrotondati per cercare di comprendere anche le attività, e ci sono, che non lasciano tracce perché svolte in maniera completamente abusiva. Cominciamo anche col dire, che la zona campana più interessata dalla crescita dei charter è la penisola sorrentina, Capri e la Costiera amalfitana fino a Salerno. In questo lembo della costa in alcune ore della mattina o prima del tramonto il mare si trasforma in una autostrada a dieci, quindici corsie con fiumi di imbarcazioni in movimento simultaneamente.
E sono proprio queste le fasi più pericolose, quelle dove l'eccitazione per l'uscita in mare al mattino, o la stanchezza per il rientro, possono innescare pericolosi abusi. Ma vediamo le offerte. Le opportunità e i prezzi, naturalmente, sono varie a seconda se si sceglie l'escursione dell'intera giornata o quella di mezza giornata. C'è anche chi pratica veri e propri punto a punto, cosa che si trasforma in un camuffato servizio di collegamento. E su questo terreno, possiamo già dire che l'Autorità marittima sta lavorando per ottenere disposizioni più chiare e precise: la rotta dei charter deve essere decisa dal cliente, non può e non deve essere preconfezionata. Ma quanti obbediscono a questa interpretazione? A guardare i cartelli esposti dalle agenzie che vendono le escursioni, o navigando su Internet, il dato che emerge è che si vende un percorso, o un giro, o una gita a tappe. Naturalmente i prezzi variano a seconda della durata e anche del tipo di imbarcazione: così si parte dai 50/60 euro per un giro di poche ore fino a 200/300 euro per la giornata. La vendita di queste offerte viene anche gestita dai portieri degli alberghi che prendono le prenotazioni e li smistano ai centri di raccolta con cui sono convenzionati. Alla fine la sera si mettono a punto tour di minibus che la mattina seguente girano per gli alberghi, raccolgono i clienti prenotati e li portano all'imbarco. Al rientro, stesso giro per riaccompagnarli negli alberghi. Insomma la tariffa che paga il cliente prevede il giro in barca, la provvigione per chi l'ha venduto e il prezzo del trasporto su terra.
GLI OPTIONAL
Poi ci sono tutta una serie di optional che possono far lievitare i costi fino all'inverosimile. Parliamo dell'aperitivo a bordo, del pranzo, della possibilità di brindare anche con costosi champagne magari davanti ai Faraglioni. Non mancano, naturalmente, le esagerazioni: noleggiare un cabinato a cinque stelle per due persone ad Amalfi e farsi coccolare l'intera giornata lungo la costiera degli dei fino al brindisi del tramonto con gamberi vivi e un costosissimo champagne, può costare anche 30/40mila euro. Insomma quello dei charter è un mondo che gira vorticosamente. Il business prevede che la barca non deve mai fermarsi. E questa frenesia può essere oltremodo pericolosa: gli skipper lavorano incessantemente dalla mattina alla sera, sette giorni su sette; il dilagare delle attività ha prodotto anche il fatto che le barche spesso sono governate da giovani che hanno poca esperienza; con le mance a bordo dopo i brindisi si finisce anche per assecondare richieste di aumentare le velocità o il transito in aree che dovrebbero essere inibite.
E proprio per questo l'Area Marina Protetta di Punta Campanella ha chiesto per le barche che fanno charter l'introduzione a bordo dell'Ais, una sorta di localizzatore di rotte che può funzionare anche da scatola nera. La levata di scudi con relativo ricorso al Tar è stata immediata e generalizzata. A questo punto vale la pena chiedersi: ma chi svolge l'attività in regola, perché teme l'Ais? I pensieri sono tanti, ma evidentemente anche gli abusi non sono pochi.
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