Vico Equense - Quando nel 1738, per ordine di Carlo di Borbone, iniziarono i veri e propri scavi della città sepolta di Pompei ( ce ne erano stati anche altri prima, già nel cinquecento, ed anche in età antica, ma senza successo), nessuno immaginava il destino che avrebbero avuto le vestigia di questa antica metropoli. I Borboni furono spinti da una tensione culturale che obbediva al canone neoclassico: erano un´élite aristocratica, che sull´onda di una moda culturale intrapresero gli scavi per amore della bellezza antica e per dare lustro alla loro casata. D´altra parte, una cultura che voglia essere consapevole di se stessa, e della propria tradizione, sentirà inderogabilmente la necessità di riappropriarsi di un qualcosa che le è sfuggito e che fa parte del suo "patrimonio genetico".Forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto tutto così. Forse, sarebbe necessario, sull´onda di quanto è successo e sta continuando a succedere a Pompei, ricordare a tutti l´origine elitaria di questi scavi e soprattutto la fruizione di questi, riservata ad una ristretta cerchia di intellettuali ed artisti innamorati del mondo classico che inaugurarono "il gran tour", il viaggio di formazione romantica di ricchi europei del nord, alla ricerca del mito. Ricordo tutto questo, perché quello che si è voluto che diventasse Pompei oggi, cozza violentemente con ciò che ho appena detto: Pompei è il sito archeologico più visitato del mondo, con introiti miliardari (forse per questo caso lo si può dire anche in euro); è la pop star delle città archeologiche del mondo, con flussi giornalieri di milioni di visite: come tutto questo non poteva e non può logorare una città antica, oltre all´incuria degli uomini e all´azione degli agenti naturali? Sento da più parti palleggiarsi le responsabilità: Bondi è l´ultimo arrivato, sul quale è stata scaricata la croce, ma i ministri precedenti non hanno agito diversamente: la Melandri per esempio e il ministro Urbani forse sono stati solo più fortunati perché non hanno avuto crolli, per lo meno denunciati, ma in quanto a gestione del patrimonio culturale, a leggere quanto scrive Salvatore Settis, è cominciata con loro l´idea che Pompei e non solo, dovesse diventare un´altra Disneyland . Il punto è tutto qui: occorrono, più archeologi, più restauratori, più architetti, più maestranze specializzate e più soldi da investire in questa direzione e invece le linee guide in voga ora sono state quelle dirette a far si che Pompei diventasse una sorta di set cinematografico: suoni, luci notturne, piste ciclabili sulle antiche mura, un progetto sui cani randagi e interventi a mano pesante che si fa fatica a definire restauri , come quello fatto sul teatro grande, che ormai è un falso storico a tutti gli effetti. Ma allora, provocatoriamente sia chiaro, dico: se questa è ciò che si vuole fare di Pompei e se questa è l´idea della fruizione del bene culturale che hanno amministratori e politici nostrani, perché non ricostruirla daccapo Pompei, sarebbe più facile e meno dispendioso pulirla, gestirla, organizzarla. Magari anche con i figuranti che fanno i gladiatori e le matrone, con scene di vita finte, insomma una Pompei di plastica che attirerebbe folle ancora più fameliche e ignoranti. Magari tutti i privati ( ma dove stanno? ) che dovranno rilevarla avranno in mente proprio questo, nel frattempo avranno fatto fuori quei noiosissimi uomini di cultura i professori come Pietro Giovanni Guzzo, strangolati da una normativa farraginosa, che hanno avuto le mani legate da impedimenti burocratici e che non hanno saputo ( poveri loro) leggere in Pompei un volano per lo sviluppo della più complessa e articolata filiera turistica. Parole magiche che ripeteva come un mantra anche Claudio Velardi, in un video tra le rovine famose, uno degli ultimi assessori bassoliniani ai beni culturali della Regione Campania (sic!). Nel frattempo Pompei si sbriciola ed è come se ci stesse dicendo: non ce la faccio più delle vostre chiacchiere inutili, dei vostri lucrosi interessi, del vociare delle guide e dei milioni di persone, che mi invadono, mi penetrano, mi rovistano giorno e pure notte, e io allora per dispetto, mi sbriciolo, mi frantumo e crollo dignitosamente sotto il peso dei miei millenni. Ho sentito interventi per i quali, l´80% del patrimonio archeologico della città è compromesso, che si dovrebbe intervenire pietra su pietra, che alle malte che si sfarinano bisognerebbe sostituire malte nuove, per ogni pietra, per ogni muro, per ogni casa o villa, per ogni strada: un esercito di muratori a rifare Pompei. Non lo so se sia giusto, non sono un tecnico, certamente è una città e anche se antica ha bisogno della sua manutenzione ordinaria e anche dell´ingresso di tecnologie avanzate per il recupero ed il monitoraggio dei sistemi murari antichi. Ma io voglio ritornare all´inizio di quest´articolo: Pompei si sbriciola anche perché non sopporta più il flusso di milioni di persone e perché manca di un progetto culturale credibile che possa ritenersi all´altezza del patrimonio che gestisce. Sono d´accordo con Philipe Daverio che propone di farla amministrare dai tedeschi o dai francesi, che ci guardano con pena ed anche un po´ di non celato disprezzo. D´altra parte sono loro che hanno inventato l´archeologia e il gran tour, magari loro decideranno di controllare i flussi di gente, di ordinare le entrate e soprattutto di reinvestirle per il restauro e la conservazione della città e per una idea meno becera del consumo del bene culturale. Siamo finiti sui giornali mondiali descritti come disordinati ed inetti fanfaroni e stiamo continuando a fare questa figura. Su Pompei si stanno espimendo tutti, dalle mezze calze ignoranti, agli uomini del fare, dai manager improvvisati, agli esperti di turismo e tacciono e sono estromessi chi invece dovrebbe avere peso e spazio per parlare. Gli stranieri questo stanno dicendo di noi e noi per loro eravamo e resteremo sempre gli istrionicici e cialtroneschi teatranti italiani. (di Franco Cuomo, nella foto Pompei: acrilico su tela 70x100, Franco Cuomo 1997)
1 commento:
Pompei sta crollando, una notizia che dovrebbe far vergognare tutti gli Italiani perchè non sanno custodire le memorie del passato che sono la vera ricchezza di questo meraviglioso Paese. Di questo non dobbiamo dare la colpa solo al governo e alle istituzioni ma è una colpa anche dei privati e non è che voglio "privatizzare" i musei, voglion solo far presente che Pompei attira milioni di turisti da ogni parte del Pianeta e attorno agli scavi ci vivono ristoranti, bar, rivendite di sovenir e soprattutto gli alberghi della penisola sorrentina e in fondo anche la regione coi trasporti avrebbe i suoi tornaconti ; ebbene, qual'è il risultano. NIENTE. Nessuno fa NIENTE .Invece di criticare e parlare a vanvera , mettiamo in atto quelle sinergie pubblico-privato e diamo una svolta ai nostri problemi. Roberspieree 2010-
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