sabato 3 dicembre 2011

"E' stata dura ma stiamo tutti bene"

Parla l'ufficiale Giuseppe Maresca della Rosalia D'Amato: il pensiero è per la "Savina Caylyn". Entro domani il volo per l'Italia

Vico Equense - “Stiamo tutti bene e, soprattutto, emozionatissimi all’idea di riabbracciare i nostri cari”. A parlare è Giuseppe Maresca, che insieme all’equipaggio della Rosalia D’Amato è ancora in Oman per sbrigare le formalità burocratiche e collaborare con gli inquirenti per le inchieste in corso. La sua voce è allegra, colma di gioia; il suo stato d’animo, quello di chi è uscito da un incubo che sembrava non avere fine e adesso ha voglia di tornare a casa e buttarsi il passato alle spalle. Al telefono Giuseppe è disponibile, ha voglia di raccontare ma i suoi doveri di secondo ufficiale di coperta gli impediscono di trattenersi a lungo. “Siamo molto indaffarati – racconta Giuseppe Maresca – con una serie di doverose attività. Però sono molto felice di aver ricevuto questa telefonata e colgo l’occasione per ringraziare la stampa per l’attenzione mostrata nei nostri confronti. Adesso stiamo ancora in Oman ma entro oggi lasceremo la nave e prenderemo il primo volo utile, tra oggi e domani”. Si sentono molte voci accanto a Giuseppe che, al momento della telefonata, è insieme ad altri membri dell’equipaggio. “Anche se è stata dura – continua il ragazzo – non ci hanno trattato malissimo. Ai colleghi della "Savina Caylyn" sta andando peggio”. Nelle brevi comunicazioni tra Giuseppe e il padre Antonino durante questi mesi di prigionia il ragazzo ha più volte chiesto aggiornamenti sui risultati conseguiti dalla sua squadra del cuore, il Napoli. Tra le ultime richieste, infatti, quella della partita Manchester-Napoli. “Spesso ho domandato cosa stesse facendo il Napoli – aggiunge Giuseppe - come tutti i napoletani anche io vivo di pane e pallone. E poi, in quelle condizioni, a cosa dovevo pensare?”. L’equipaggio della Rosalia D’Amato, tenuta sotto sequestro per sette mesi dai pirati nel mare Arabico e liberata venerdì 25 novembre, sta per rientrare in Italia. I ventidue uomini, sedici filippini e sei italiani, tra cui il comandante, lunedì potrebbero stare insieme ai loro familiari. La costiera sorrentina e l’isola di Procida si stanno preparando per il rientro dei loro marittimi Giuseppe Maresca (Vico Equense), Pasquale Massa (Meta), Gennaro Odoaldo e Vincenzo Ambrosino (Procida). “Ieri abbiamo parlato circa cinque minuti con Giuseppe – racconta il papà Antonino Maresca - e ha detto che la nave militare li ha riforniti dei materassi e parte di provviste primarie. I nove militari del Battaglione S. Marco, a bordo per difesa, sono dei giovani come lui e sono stati una grande rassicurazione. Gli inquirenti sono altrettanto gentili, anche se devono fare il loro dovere. Spera che per lunedì prossimo ci possa riabbracciare. Vuole rientrare il prima possibile a casa e non gradirebbe ricevimenti in pompa magna, solo i familiari stretti e la fidanzata. Organizzeremo una festa con la comunità nell'oratorio della Parrocchia di Arola (frazione in cui noi viviamo) appena Giuseppe si sarà rimesso dallo stress di questi mesi di prigionia. Ci ha sempre rassicurati dicendoci che la convivenza con i pirati è stata quasi amichevole ma io sapevo che mentiva per non farci soffrire di più. Io sono stato nel corno d'Africa, Gibuti precisamente, per diverse volte e conosco le popolazioni della zona mussulmana, ex colonie francese e inglese. Non hanno nessun riguardo per noi Italiani, come in Mogadiscio, nel corno d’Africa, c'è fame e carestia. E per fame si ammazza e ci si fa ammazzare”. (Fonte: Ilenia De Rosa da il Roma)

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