martedì 20 dicembre 2011
Intervista di Elisabetta Liguori al senatore Raffaele Lauro (PdL), per il sito web www.pdlsenato.it. Bilancio di fine anno
Senatore, si chiude un anno ricco di eventi politici. Che bilancio possiamo tracciare? Amaro. Avrei preferito che le riforme strutturali, necessarie al futuro sviluppo del nostro Paese, fossero realizzate dal governo di centro-destra. Cioè quella rivoluzione liberale che era e rimane al centro dell'impegno politico di Silvio Berlusconi. Purtroppo l'aver concentrato tutto il potere di direzione della politica economica e finanziaria, nelle mani di un solo ministro, si è rivelato perdente. Personalmente è soddisfatto della sua attività parlamentare? Dal punto di vista della proposta, certamente. Qualche giornalista, infatti, ha giudicato i miei trentadue disegni di legge, costituzionali e non, come una rivoluzione, anche dal punto di vista del costume. Purtroppo non basta una proposta coraggiosa per rompere le liturgie procedurali del Parlamento, che obbediscono a logiche regolamentari, vecchie e superate. C'è un provvedimento che le sta particolarmente a cuore e che vorrebbe fosse approvato alla ripresa dei lavori? Le misure urgenti contro il gioco d'azzardo, che sta devastando socialmente l'Italia, per la tutela dei minori, per il divieto di pubblicità ingannevole, per il controllo antimafia nelle scommesse e per la lotta al riciclaggio del danaro sporco. È un provvedimento richiesto da tutti i gruppi parlamentari! Come giudica il vento di antipolitica che spira nel Paese? Quando pascolano le vacche grasse, privilegi, inefficienze e sprechi, specie nel settore pubblico, vengono mascherati dal benessere generale. Quando pascolano le vacche magre, tutte le storture vengono a galla e diventano oggetto di legittime critiche da parte dell'opinione pubblica. Se una classe politica, in un regime democratico, non riesce ad eliminare queste storture, alimenta, di fatto, il vento dell'antipolitica, che diventa vento antiparlamentare e, poi, vento antidemocratico. Le lezioni della Storia sembrano non insegnare niente. Quando si impongono sacrifici ai cittadini, alle classi meno abbienti, l'esempio deve venire dall'alto e deve essere un esempio, reale e concreto, non puramente propagandistico, altrimenti entrano in crisi gli stessi istituti della democrazia rappresentativa.
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