martedì 20 dicembre 2011

La Campania non è una regione per pendolari. Denuncia natalizia di Legambiente

La Campania non è una regione per i pendolari. Ed il 2011 è stato vero l’annus horribilis: meno 10% in Campania sono i tagli dei treni per i pendolari attuati nel 2011 che hanno colpito gli oltre 450mila pendolari che ogni giorno usano il treno per raggiungere i luoghi di lavoro. E ai tagli equivale in Campania un aumento delle tariffe pari al 12,5%. Per far capire l’impatto, in Campania la riduzione del servizio ha comportato sulla Circuvesuviana che un treno ogni tre è stato cancellato dall’orario e sono state chiuse 22 biglietterie. La denuncia sotto l’albero di Natale arriva da Legambiente. E la situazione non migliorerà nel 2012, anzi: sono in programma ulteriori tagli. La manovra economica del Governo Monti ha infatti recuperato una parte del buco ereditato dal Governo Berlusconi nelle risorse per i treni pendolari, ma mancano ancora 400 milioni di euro per chiudere i bilanci 2011 e oltre 200 milioni per il 2012 se si vogliono garantire almeno i treni in circolazione. Gia' i tagli dell'ultimo anno sono diventate note dolenti per le regioni. E la Campania è una delle regioni piu' duramente colpita e che ridotto le risorse destinate al trasporto ferroviario per tutte le aziende di settore a partecipazione regionale del 10%. In termini assoluti la Regione Campania ha subito un taglio di risorse per il 2011 di 120,55 milioni di euro e per il 2012 di ulteriori 13,58 milioni di euro, con conseguenti aumenti tariffari del 12-13%. Soltanto lo 0,27% del proprio bilancio è quello che è uscito dalle casse della Campania per i pendolari nell’ultimo anno. Si tratta della Regione che mostra il peggioramento più grave e che segna un’ inversione di rotta rispetto al decennio scorso. “I tagli ai treni pendolari devono essere assolutamente fermati – ha dichiarato Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – non è possibile accettare che un servizio utilizzato ogni giorno da oltre 450mila persone sia abbandonato al degrado e all’incuria. Chiediamo a Governo e Regioni di cambiare direzione e di guardare finalmente alle città come priorità per gli investimenti nelle infrastrutture, comprando treni e potenziando il servizio. E non si provi a rispondere che è una questione di risorse perché ogni anno si spendono diversi miliardi di Euro solo per soddisfare le richieste delle lobby delle grandi opere e dell’autotrasporto.


Investire sui treni pendolari è la migliore risposta che si può dare ai cittadini e alle famiglie in un momento di crisi e alle città campane oggi strette in una morsa di traffico e inquinamento”. Nello specifico- rivela il dossier di Legambiente- nel Nodo di Napoli in questi anni, come nel resto della Campania, si sono realizzati investimenti importanti per il miglioramento delle infrastrutture esistenti concentrando i fondi europei nella direzione di creare una metropolitana regionale. Se l’aumento dei viaggiatori (+45% dal 2000 al 2010) ha premiato questa strategia i risultati in termini di qualità del servizio si vedono solo in parte. Le maggiori difficoltà che i pendolari lamentano riguardano l’età e l’affollamento dei treni ma anche disagi derivanti dalla mancanza di coincidenze sulle direttrici Salerno-Cava de’ Tirreni-Napoli e Caserta-Aversa-Napoli, due delle tratte più utilizzate della Regione e dove i pendolari chiedono un maggiore cadenzamento dei treni. Dei 467mila viaggiatori al giorno campani, quasi 300mila sono quelli che si dirigono quotidianamente nell’area di Napoli. Nell’area di Napoli dopo il completamento nel 2008 della linea a Monte del Vesuvio, la variante della Napoli-Cancello ed il potenziamento del passante Villa Literno-Gianturco-Cancello-Caserta-Torre Annunziata si attende la realizzazione della Stazione per i treni TAV ad Afragola per consentire una riorganizzazione del traffico ferroviario dando la possibilità di cadenzare i passaggi dei treni negli orari di punta. La sfida vera sarà nei prossimi anni di riuscire a potenziare realmente il servizio una volta che sarà adeguata la rete e entrati in esercizio i 94 nuovi treni promessi. C’è una vera e propria emergenza Circumvesuviana: le proteste, che si ripetono da settimane, vedono insieme utenti e lavoratori della linea infuriati per l’eliminazione di un terzo delle corse giornaliere. I risultati dei tagli stanno provocando una serie di disagi clamorosi per i cittadini dell’Hinterland napoletano, rischiando di trasformare sempre di più le periferie napoletane in aree mal collegate e sempre più lontane dalla città. I disagi riguardano anche le stazioni, che vedono la chiusure di 22 biglietterie, e l’affollamento sempre più insostenibile delle banchine di attesa. Tra le conseguenze inevitabili si inizia ad assistere al ritorno dei pendolari all’uso dell’auto privata, creando uno spropositato flusso mattutino di veicoli che si muove dalla provincia verso Napoli. Ma anche negli altri orari la mobilità delle persone viene decisamente limitata visto che l’ultimo treno da Napoli parte alle 20 e sono state cancellate decise di corse nei weekend.”

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