Fonte: Antonio Marciano Consigliere Regione Campania PD
Stamattina leggendo i giornali ho scoperto che la Campania – da sempre dipinta come terra di insanabili conflitti dentro le coalizioni politiche e dentro gli stessi partiti – si è riscoperta d’un tratto laboratorio per nuove alleanze. Sento parlare anticipatori di scenari nazionali e interpreti di inediti istinti all’unità, leggo generici appelli in nome dell’interesse della Campania e dei suoi cittadini. Sarà l’aria natalizia che forse invita a riconoscere il buono dentro tutto e tutti. Certo, su un dato riscontro una valutazione condivisibile: dopo il governo Monti, indipendentemente da quanto tempo durerà, nulla sarà più come prima nella dinamica dentro e tra i partiti, e nel confronto tra questi e il Paese. Ma nelle considerazioni che si stanno facendo nessuno fa riferimento al fatto che il Governo Monti è la conseguenza della crisi del centro destra, della deflagrazione del suo principale partito, il PDL, del suo leader Berlusconi, e del totale fallimento delle politiche portate avanti in questi anni. L’esecutivo tecnico rappresenta quindi al tempo stesso una conseguenza ed una necessità rispetto allo stato di salute del Paese, ma anche un utile strumento a disposizione della politica per ridisegnare strategie, alleanze e, soprattutto, per selezionare nuove leadership. Potremmo dire insieme una necessità ed una utilità per consentire ai partiti nazionali di aggiornare percorsi, programmi e approntare il nuovo vocabolario della politica del terzo millennio. Anche in Campania, come a Roma, il tema allora non è azzerare i confini tra i partiti e le forze politiche per dare automaticamente una mano al sistema regionale ad affrontare la difficoltà del momento.
La crisi, la caduta di autorevolezza della rappresentanza istituzionale, l’efficacia dell’iniziativa di governo possono essere affrontati insieme solo se prima si certifica anche qui il fallimento dell’alleanza di centrodestra, che dal primo giorno si è dimostrata per quello che è: un cartello elettorale privo di un’idea di governo, ostaggio di poteri forti e spesso opachi che dentro la maggioranza hanno condizionato e condizionano ancora la vita e le scelte che si compiono sul terreno politico e istituzionale. Né io, né tantomeno l’insieme delle forze del PD, ci siamo mai sottratti alla comune responsabilità di lavorare insieme per tirare fuori dalle difficoltà la nostra regione. Anzi, spesso proprio grazie al PD, sono stati scongiurati provvedimenti legislativi dal dubbio profilo costituzionale e dal certo sapore clientelare: penso alle scelte in tema di sanità, alle decine di emendamenti che siamo riusciti a bloccare in occasione della scorsa finanziaria, alla valanga di nomine spesso figlie della peggiore esperienza politica degli anni ’80 che abbiamo provato ad arginare, fino al tentativo maldestro di Caldoro di allargare la Giunta per rispondere alle pressioni della sua maggioranza. La questione, quindi, è tutta legata alla condivisione delle politiche che interessano la vita delle nostre famiglie e delle nostre imprese e non all’alleanza che le determina. Su questo la strada è ancora tutta in salita. Il prossimo banco di prova sarà l’approvazione del bilancio. Noi non abbiamo presentato emendamenti ostruzionistici, ma proposte di merito, coraggiose, a tratti impopolari, e che tuttavia incidono concretamente sulla spesa storica dell’Ente: dalla gestione diretta del ciclo integrato delle acque e della depurazione, all’accorpamento di società partecipate impegnate sul terreno ambientale, all’agenzia unica di sviluppo regionale, all’accorpamento dei policlinici, provando al contempo a tutelare le aree sociali e produttive della regione più colpite dalla crisi. Vedremo quanta voglia di unità ci sarà davvero rispetto alle nostre sollecitazioni. (Fonte: Antonio Marciano Consigliere Regione Campania del PD)
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