Il sindaco Ruggiero: siamo preoccupati per l'equipaggio rapito e per il "nostro" Gian Maria
Sono trascorsi dieci lunghi mesi dall’8 febbraio 2011, giorno in cui venne sequestrata la petroliera Savina Caylyn, nelle acque del Corno D’Africa, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall’India, nel pieno dell’oceano Pacifico, vicino all’isola di Socotra. La nave, battente bandiera italiana ha un equipaggio di ventidue persone, di cui cinque italiani: Antonio Verrecchia di Gaeta, Giuseppe Lubrano Lavadera di Procida, Eugenio Bon di Trieste, Crescenzo Guardascione di Procida e Gian Maria Cesaro di Piano di Sorrento. Da ben dieci mesi, queste ventidue persone sono tenute in uno stato disumano, in condizioni igieniche precarie. Mesi di angoscia, dunque, per le famiglie alle quali spesso sono arrivate notizie poco confortanti, tra cui quelle relative alle violenze sui prigionieri e alla scarsità di cibo. Antonio, il papà di Gian Maria, che alle spalle ha quasi quarant’anni di navigazione tra navi da carico e yacht privati, ha più volte dichiarato la sua preoccupazione ai giornali. Antonio Cesaro conosce bene le rotte che conducono in India, Malesia, Singapore e Suez. Mai, però, avrebbe creduto che la navigazione in determinati tratti di mare potesse essere tanto pericolosa. «Ho navigato per anni sulle stesse rotte che attualmente batte la Savina Caylyn – ha più volte dichiarato - ma non ho mai rischiato la vita come mio figlio». La petroliera “Savina Caylyn” di 105mila tonnellate per 266 metri di lunghezza appartiene alla flotta degli armatori “Fratelli d’Amato” di Napoli. Per la liberazione del 25enne allievo di coperta, originario di Marina di Cassano, si è speso senza sosta anche il sindaco Giovanni Ruggiero. Numerose le manifestazioni tenutesi in questi mesi per tenere viva l’attenzione nei confronti della vicenda e per dimostrare la solidarietà della cittadinanza. A settembre si è tenuta una fiaccolata e al corteo hanno partecipato in tantissimi, tra cui i sindaci della penisola sorrentina, l’arcivescovo di Sorrento – Castellammare di Stabia monsignor Felice Cece, autorità religiose e civili. “Abbiamo gioito per la liberazione dell’equipaggio della Rosalia D’Amato – ha affermato il sindaco di Piano di Sorrento Giovanni Ruggiero – ma ovviamente si tratta di una gioia a metà. C’è grande preoccupazione per le sorti della ‘Savina Caylyn’ e, dunque, per il nostro concittadino Gian Maria. Durante questi mesi, insieme al Comune di Procida, siamo stati molto attivi cercando di tenere alta l’attenzione e spronare le autorità governative ad intervenire. Ci hanno sempre tenuti aggiornati sullo stato delle trattative e ancora oggi ci hanno detto che sono in uno stato avanzato e che ci sono speranze. Ma è passato troppo tempo e ogni giorno che passa per noi rappresenta un macigno. Oltretutto vivo il grande conflitto di mantenere una certa discrezione, come mi è stato chiesto, e la voglia di gridare ‘liberateli’”. (Fonte: Ilenia De Rosa da il Roma)
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