giovedì 15 maggio 2014

Cannavacciuolo: «A casa non cucino Mia moglie mangia solo tofu e insalate»

di Caterina Ruggi d’Aragona da Il Corriere della Sera 

Il ragù della nonna. Maradona. La dieta. La moglie vegetariana. Tutti i sogni (egli incubi) di Antonino Cannavacciuolo. Non un mago. Lo chef 39enne sugli schermi tv con il reality show «Cucine da incubo» ribadisce insistentemente che non ha la bacchetta magica. «Semplicemente, so far funzionare una cucina e un ristorante. È il mio lavoro»., dice. Bravo è bravo, però. Se ne è accorto anche il «Wall Street Journal» che, dopo la prima puntata della versione italiana di «Kitchen Nightmares», ha mandato una giornalista a Villa Crespi , il ristorante sul lago d’Orta di cui Cannavacciuolo è chef patron,per intervistarlo. Occasione in cui lo chef pluristellato di Vico Equense che ha stabilito la sua residenza in Piemonte ha fatto venire fuori le sue origini campane. Il suo piatto preferito? Il ragù della nonna, naturalmente. «Mi svegliavo il sabato mattina con quell’odore e non dicevo neanche “buongiorno”. Camminavo fino alla cucina e afferravo un pezzo di pane da inzuppare nel sugo». Nasce così il suo amore per la cucina, dove ha iniziato a lavorare con il padre, vicino Sorrento. «Avevo 14 anni. Mio padre mi fece fare quello che nessuno voleva fare: pulire gli scaffali». Ancora gavetta, con un anno di servizio militare, alle mense. Guai a chi lo rimprovera di essere uscito dalla cucina per entrare negli schermi televisivi. «Villa Crespi è come una Ferrari: costa molto mantenerla e gestirla. Per questo devo lavorare molto», dice al Wsj definendosi un «cucina-addict». Nel suo regno a Villa Crespi, l’Antonino da incubo non ha parlato soltanto di sapori.
 
C’è qualcos’altro, oltre alla cucina, che lo manda in estasi: il Napoli. «Nel 2006 venne a Villa Crespi Maradona. E per farlo sentire a casa - racconta - gli preparai paccheri al ragù e spaghetti ai frutti di mare». Nessuno potrebbe desiderare una dimostrazione di affetto più grande da un uomo che si definisce «non affettuoso». E a casa? «Non cucino. Anche perché mia moglie è vegetariana: mangia solo tofu, insalate, bietole e, una volta ogni tanto, pesce». Per lui non esiste un piatto perfetto. Ma un piatto perfetto in ogni luogo. La pizza a Napoli. Gli spaghetti all’amatriciana a Roma. I canederli in Trentino. Viva la pasta. «A differenza di altri chef, non ho paura di dire che amo la pasta, anche se condita solo con un filo di olio e parmigiano». La linea un’utopia. «Non posso essere a dieta, perché la dieta richiede disciplina, e io invece mangio in momenti diversi durante la giornata». Anche da lui, comunque, un consiglio salutista: «Dedicate più tempo a pensare cosa mettete nel carrello della spesa, per evitare di riempirlo di cibo che poi potreste buttare via». Un consiglio che fa bene a tutti.

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