Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Vico Equense - Sei anni e tanta voglia di vivere, andare avanti e frequentare la scuola con gli amichetti. Nonostante tutto, nonostante l’autismo e la disabilità. E, finalmente, con un insegnante che dovrà essere al suo fianco in classe, sempre e comunque, senza intoppi, per garantirle supporto e non ostacolare il suo percorso di crescita. Una svolta che arriva dopo mesi di battaglia, quella portata avanti dai genitori che si erano scagliati contro ministero dell’istruzione, ufficio scolastico regionale e, soprattutto, contro l’istituto comprensivo a cui è iscritta la bambina. Nel mirino quel provvedimento che concedeva alla piccola soltanto 17 ore a settimana. «Organico insufficiente». Ma non per i giudici. Adesso gli spettri sono lontani. Perché il Tar della Campania, con una sentenza importante, ora ribalta tutto, annulla le decisioni della scuola in cui la bambina, ogni mattina, arriva puntuale accompagnata da mamma e papà ed accoglie il ricorso dei genitori aprendo di fatto all’ipotesi secondo cui, ora, l’istituto comprensivo – d’accordo con il Miur e l’ufficio regionale – potrà andare in deroga alla normativa circa il rapporto insegnanti/alunni assumendo un docente con un contratto a tempo determinato. E’ la storia che vede protagonista una famiglia di Vico Equense: la bambina, affetta da una grave disabilità, alcuni mesi fa viene iscritta a un istituto comprensivo della penisola sorrentina. Fin qui, nessun problema. Sorgono però problemi quando ai genitori viene ufficialmente comunicato dalla scuola che c’è disponibilità di sostegno per 17 ore a settimana. Poco, troppo poco. E’ un provvedimento che manco a dirlo finisce subito all’attenzione dei magistrati del Tribunale amministrativo regionale della Campania. I genitori ne chiedono l’annullamento invocando anche il risarcimento dei danni. Ed è qui che comincia la “faida”. Nel corso del contenzioso vengono accesi i riflettori su una carta chiave.
E’ una relazione della commissione medica per l’accertamento dell’handicap sugli studenti che, a seguito di visita effettuata alcuni mesi prima, conferma che le condizioni della piccola sono delicate. «Handicap grave» è impresso sul rapporto dei dottori. Si tratta di uno “status” che, a detta dei giudici del Tar e degli stessi genitori della bambina, comporta l’immediata assegnazione di una docente di sostegno full time. E, invece, succede che la direzione dell’istituto comprensivo opta per 17 ore settimanali: una soglia che “non soddisfa” i genitori della bambina che si affidano al proprio legale e chiamano in causa Miur, ufficio scolastico regionale e l’istituto frequentato dalla figlia. Nelle motivazioni, il Tar Campania è eloquente: «L’omissione o le insufficienze nell’apprestamento da parte dell’amministrazione scolastica di quella attività doverosa (il sostegno) si risolvono in una sostanziale contrazione del diritto fondamentale del disabile all’attivazione, in suo favore, di un intervento corrispondente alle specifiche esigenze rilevate, condizione imprescindibile per realizzare il diritto ad avere pari opportunità della fruizione del servizio scolastico». C’è dell’altro. «In presenza di una situazione di handicap particolarmente grave», a tutela dello studente c’è il diritto «ad essere seguiti da un docente specializzato, già pienamente conformato, nella sua articolazione concreta, rispetto alle specifiche necessità dell’alunno disabile» soprattutto qualora dovessero sorgere problemi circa l’insufficienza del corpo docente. Ed è qui che il Tar va anche a richiamare la possibilità di puntare a una deroga della normativa sulle assunzioni degli insegnanti: «L’assegnazione in deroga di un insegnante di sostegno – si legge nella sentenza – deve essere commisurata alle specifiche difficoltà riscontrate nell’area dell’apprendimento e tali difficoltà possono variare da soggetto a soggetto in relazione al tipo di handicap». In questo caso, grave: «Necessario assicurare la piena tutela dell’integrazione scolastica».
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