venerdì 13 novembre 2015

Due bugie con esiti differenti

Fonte: Sergio Rizzo da Il Corriere del Mezzogiorno 

Vincenzo De Luca continua a dichiararsi parte lesa nell'ultima bufera giudiziaria. Per sapere come andrà a finire si deve necessariamente attendere l'esito delle indagini. Ma al di là dei codici esistono regole che chi fa politica e vuole rappresentare gli italiani deve conoscere e rispettare. E se non le rispetta, allora parte lesa si possono a ragione dichiarare cittadini che l'hanno votato. Il tema che riguarda il presidente della Regione Campania è esattamente questo. De Luca interpreta queste regole in modo assolutamente personale in rapporto agli importanti ruoli istituzionali via via ricoperti: lo aveva già dimostrato da viceministro delle Infrastrutture nel governo di Enrico Letta, quando nonostante le ripetute sollecitazioni aveva rifiutato di lasciare la poltrona di sindaco di Salemo continuando a mantenere il doppio incarico. La procura della Repubblica di Roma ora sostiene che fu minacciato dalla magistrata che doveva giudicare il suo ricorso contro la sospensione dalla carica di governatore perché al proprio coniuge venisse assegnata un'importante carica regionale, ma non si oppose ne denunciò il ricatto. De Luca avrà di sicuro l'opportunità di chiarire i fatti. Ma una conclusione, a proposito di quelle regole di cui sopra, si può già trarre. Perché sulle dimissioni del suo capo segreteria De Luca ha pubblicamente fornito una versione non corrispondente al vero, dicendo che Carmelo Mastursi lasciava per l'impossibilità di conciliare l'impegno in Regione con quello di dirigente del Pd campano e non invece perché coinvolto nella stessa con esiti differenti inchiesta.

La sua richiesta di essere ascoltato, presentata ai magistrati almeno dieci giorni prima delle dimissioni di Mastursi, conferma che in quel momento era perfettamente a conoscenza dell'indagine e del coinvolgimento del suo collaboratore. Si tratta di una bugia politicamente assai rilevante, che difficilmente sarebbe tollerata altrove. Per esempio in Germania o nel Regno Unito, oppure negli Stati Uniti. Paesi nei quali un uomo politico che racconta una fandonia, perfino se questa riguarda la propria vita privata, perde ogni credibilità. Con essa, anche l'idoneità ad assumere incarichi pubblici. Il grave infortunio però tira in ballo anche responsabilità del partito di De Luca. Che già, va ricordato, l'aveva candidato alla Regione pur in pendenza di una condanna in primo grado che fatalmente l'avrebbe esposto al rischio sospensione di cui l'inchiesta in corso è un effetto collaterale. A Roma il Pd ha fatto saltare Marino con la scusa delle bugie su alcune note spese. Ma De Luca non è un peso leggero come Marino, e perdere la Campania oggi sarebbe per Renzi una catastrofe. Scommettiamo allora che si useranno due pesi e due misure?

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