venerdì 29 settembre 2017

Inferno Circum: l’Orsa blocca una corsa su due

Niente straordinario in difesa di un dipendente sanzionato dall'azienda: treni fermi, caos e disagi 

Fonte: Francesco Gravetti da Il Mattino

Soppressioni a raffica, 80 corse cancellate su 180 m totale, caos nelle stazioni e pendolari infuriati. E poi gli effetti collaterali, come l'assalto ai pochi treni garantiti da parte di viaggiatori privi di biglietto, che non hanno esitato a saltare i tornelli pur di salire sul convoglio, convinti anche di stare dalla parte della ragione, considerato il lungo tempo atteso. È stata infernale la giornata di ieri m Circumvesuviana e oggi potrebbe esserci il bis: colpa di un clima di tensione tra l'Eav e il sindacato Orsa, i cui iscritti si stanno rifiutando di ac Gettare le ore di straordinario. A causa dell'organico ridotto, lo straordinario è indispensabile per garantire un servizio appena decente, ma un lavoratore può rifiutarsi di farlo: una sorta di sciopero pignolo, che non contempla avvisi preventivi e trattative. Per capire la protesta dell'Orsa bisogna risalire a un provvedimento disciplinare aperto dall'azienda a carico di uno di loro, un macchinista, peraltro molto attivo sul fronte sindacale. Su una pagina Facebook, qualche giorno fa, il macchinista commentò così un post di un utente sulle 350 nuove assunzioni in Eav promesse dal governatore Vincenzo De Luca: «A patto di avere la tessera di partito giusta».

A caldo il presidente Eav Umberto De Gregorio rispose subito: «Brutto commento, molto brutto». Seguì dibattito ma soprattutto, a freddo, seguì una contestazione disciplinare; a dire dell'Eav il dipendente con quelle parole stava diffamando l'azienda, stava ledendone l'immagine. Ieri la reazione dell'Orsa, peraltro annunciata il giorno prima: stop ad ogni forma di collaborazione, che tradotto in soldoni vuoi dire basta allo straordinario e quindi via libera alla soppressione delle corse. Quelli del sindacato ce l'hanno in particolare con De Gregorio e parlano di «comportamento irresponsabile del presidente del cda dell'Eav che da oltre due anni ha instaurato un clima di intimidazione e repressione ad ogni sintomo di dissenso, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione per scaricare sui lavoratori i mancati obiettivi prefissati e l'evidente inesperienza a guidare un'azienda grande e complessa come l'Eav». Umberto De Gregorio, dal canto suo, risponde che «Non si può confondere il diritto di critica (che è lecito) con il diritto alla calunnia». E aggiunge; «Nessun dipendente ha il diritto di diffamare la direzione della propria azienda, come previsto dal codice etico e come più volte affermato dalla Corte di Cassazione. Di sicuro, dobbiamo urgentemente rivedere i turni (se ne parla da anni, ma non si trova un accordo con i sindacati) e assumere nuovo personale, perché non è tollerabile che lo "straordinario" sia talmente indispensabile che senza di esso si fermano tanti treni. I cittadini hanno diritto alla mobilità - conclude De Gregorio - e tutti in Eav devono assumere comportamenti conseguenti a garantire tale diritto. Nessuno vuole la guerra, siamo sempre vicini ai problemi dei lavoratori». Ma la guerra è già nei fatti e i pendolari ne sanno qualcosa: ieri hanno dovuto aspettare anche due ore prima di veder passare un treno. Due ore su una banchina della stazione senza nessun avviso, se non quello della mattinata che avvertiva di sicuri disagi. Gli strali sui social e i momenti di tensione ai terminal si sono sprecati. E infatti De Gregorio si dice «molto rammaricato». Se non si trova un canale di dialogo tra azienda e sindacato, l'agitazione potrebbe andare avanti anche per giorni. L'Orsa ha comunque proclamato la procedura di raffreddamento ed ha avviato l'iter per uno sciopero da fare secondo le regole, ma a preoccupare è il no allo straordinario. Stando alle indiscrezioni la macchina della diplomazia si è messa in moto, affidata ai dirigenti della vecchia guardia, chiamati a ricucire una ferita profonda, che sta danneggiando soprattutto gli utenti. Ma se dovesse andare avanti il provvedimento disciplinare , il macchinista reo di aver offeso l'azienda su Facebook potrebbe rischiare anche il licenziamento: una prospettiva che ha fatto scattare la solidarietà dei colleghi, pronti a scatenare la bagarre pur di difenderlo.

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