mercoledì 19 dicembre 2018

Il territorio di Surrentum in età romana: status quaestionis e problemi aperti, Napoli, 2018, pp.111, fig. 36

Antonio Vanacore e Salvatore Ferraro
di Salvatore Ferraro

Vico Equense - Antonio Vanacore di Vico Equense, in occasione della sua dissertazione di laurea a Napoli, ha voluto riprendere in esame un noto passo del Liber coloniarum, non sufficientemente inteso finora: “Surrentum, oppidum, ager eius ex occupatione tenebatur a Graecis, ob consecrationem Minervae. Sed et mons sirenianus, limitibus pro parte augustianis, est adsignatus. Ceterum in soluto remansit. Iter populo debetur ped. XV, ubi Sirenae”, che va tradotto in questo modo: “Sorrento, città fortificata. Il suo territorio coltivabile era tenuto, anche dopo l’occupazione da parte dei Romani, da Greci, perché era consacrato a Minerva. Ma (tanto questa parte, quanto) anche il Monte Sireniano fu diviso secondo le quote augustee, mentre il resto rimase in comune. Fu eccettuata una strada di uso pubblico, larga quindici piedi (che conduceva là) dove (sono) le Sirene”. Quindi l’ager di Minerva va cercato in pianura, come il nome stesso suggerisce e come vuole il buon senso, giacché il territorio fu distribuito ai coloni, che appunto dovevano colonizzarlo. Solamente nel 1800 la Piana di Sorrento (Planities) ha conquistato la sua autonomia, rispettivamente si sono formati i Comuni di Piano di Sorrento (1808), Meta (1819) e Sant’Agnello (1866). I Sorrentini per secoli avevano tutto l’ interesse a controllare la pianura ad Est di essa per ricavare le derrate alimentari, sorvegliare l’acquedotto (che attraversava tutto il territorio) e sottoporre a varie ed esose tassazioni i cittadini. Inoltre le fonti superstiti (dal Medioevo ad oggi) ci informano che varie proprietà dei cittadini, degli ecclesiastici e degli Ordini religiosi sorrentini erano situate nel Piano di Sorrento.
 
Se non vado errato, solo il grande storico tedesco dell’antichità, Karl Jiuliuns Beloch (1854-1929), cittadino italiano dal 1923 ed amico di Bartolommeo Capasso, che aveva conosciuto a Sorrento, nel suo importante libro sulla Campania (1890) aveva affermato: “ ma ciò che conferisce alla limitatio ( = delimitazione dei confini di un terreno) di Surrentum un particolare interesse è la circostanza che non solo la città ma anche la pianura ad est di essa, il Piano di Sorrento, mostra considerevoli tracce dell'antica disposizione stradale”. L’archeologo Antonio Vanacore ha esaminato attentamente la tradizione letteraria sulla Penisola Sorrentina , le fonti documentarie e bibliografiche, la cartografia storica e le foto aeree del territorio, ma soprattutto ha perlustrato l’intera area (l’antica Planities) da Meta a Sant’Agnello , dalle colline alle coste , ed attraverso la lettura incrociata di tutte le fonti oggi reperibili (in un territorio che negli ultimi due secoli ha subìto vari ampliamenti edilizi e vie alternative), con una attenta misurazione degli assi stradali e dei probabili lotti, giunge ad una convincente conclusione che proprio in quest’ area è avvenuta la divisione agraria di cui parla il Liber coloniarum . Inoltre, secondo il giovane archeologo, un ulteriore dato che rafforza questa proposta potrebbe venire proprio dalla toponomastica del luogo, che in epoca medievale era denominato Planities, che significa pianura, pianoro, sinonimo di ager (v. Liber coloniarum). L’asse trasversale del Corso Italia (da Meta a Sant’Agnello) ricalca nell’area della Piana in parte il tracciato della antica via Minervia (che conduceva alla Punta della Campanella, sede del famoso tempio di Atena) e rappresenta il decumano massimo della limitatio di quest’ager. Il libro da poco pubblicato a Napoli (di pagine 112, arricchito da 36 illustrazioni e da un’aggiornata bibliografia) è nato da un vivo interesse per l’organizzazione dell’Italia romana, che è maturato durante le lezioni del Corso di Antichità Romane ed ha spinto l’autore ad approfondire l’argomento relativamente alla sua terra d’origine, la Penisola Sorrentina. Il lavoro, dopo una Prefazione di Salvatore Ferraro ed una Introduzione, si struttura in tre parti: 1) Il territorio di Surrentum dal periodo arcaico all’età romana; 2) Il problema della divisione agraria del territorio di Surrentum: la tradizione letteraria; 3) Il problema della divisione agraria del territorio di Surrentum: l’indagine pratica. In via preliminare viene discussa la voce relativa a Surrentum, presente nel Liber coloniarum. Il passo viene analizzato, dopo aver trattato in generale di quest’opera e dei complessi problemi che pone, in quanto costituisce una preziosa testimonianza della divisione agraria avvenuta sul territorio della Penisola Sorrentina. L’opera, oltre a fornire una panoramica geologica ed archeologica della zona indagata, si incentra soprattutto sul tentativo di rintracciare sul territorio la divisione agraria, di cui parla il passo del Liber coloniarum, cercando di riconoscere attraverso qualche segno il territorio di Sorrento, che fu interessato dalla centuriazione. Questo tentativo si avvale dell’ausilio di alcune tecnologie, come il Gis Auto Cad Map, della cartografia prodotta dai Comuni ubicati sul territorio interessato (Meta – Piano di Sorrento -Sant’Agnello), del materiale cartografico (dal 1600 in poi) e delle foto aeree, in particolare delle strisciate di volo dell’Istituto Geografico Militare, più dei consueti dati archeologici. Dall’analisi incrociata di questi dati si è cercato di dare risposta a questo problema della Penisola Sorrentina, rimasto per molto tempo dimenticato, ma che era già stato intuito da Beloch nel 1890. La rigorosa indagine condotta da Antonio Vanacore suscita vivo apprezzamento e particolare attenzione, in quanto gli studiosi precedenti si sono trovati spesso in disaccordo, ma la documentazione fornita invita a meditare attentamente sulla limitatio sorrentina, che si sviluppò verso la parte orientale del territorio (la ben nota Planities).

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