di don Pasquale Vanacore don Pasquale Vanacore
Questa ricerca, condotta in modo particolare ma non esclusivo sulle Visite Pastorali di tre Arcivescovi di Sorrento del XIX secolo custodite nell’Archivio Storico Diocesano, si prefigge di indagare sulla presenza, nascita e sviluppo delle processioni della Settimana Santa nel lasso di tempo a cavallo dell’Unità d’Italia sul territorio della Chiesa Sorrentina, così come si era delineato dopo la soppressione delle diocesi di Vico Equense, Massa Lubrense e Capri, avvenuta nel 1818.
Poiché non tutte le relazioni delle Sante Visite hanno lo stesso valore documentario, per il periodo che precede il 1860 abbiamo preso in esame quella più corposa di Monsignor Francesco Saverio Apuzzo, napoletano, che iniziò il suo mandato come arcivescovo di Sorrento nel 1855 sotto il Regno delle Due Sicilie e lo concluse nel 1871 sotto il Regno d’Italia, allorquando fu trasferito alla sede di Capua e nel 1877 nominato cardinale. La Santa Visita fu indetta il 10 giugno 1856 e si protrasse per circa un anno durante il quale il Presule ed i Convisitatori descrissero con molta precisione lo stato materiale e morale di tutti i Luoghi Pii dell’Arcidiocesi; documento tanto più prezioso quanto di poco precedente al costituirsi dello Stato Unitario in seguito ad un Risorgimento che fu caratterizzato da un violento sentimento anticattolico ed anticlericale (lo stesso Monsignor Apuzzo fu esiliato per alcuni mesi a Marsiglia e poi a Roma) che sarebbe culminato nella soppressione degli ordini religiosi e nell’incameramento dei beni ecclesiastici di monasteri, conventi, chiese e confraternite.
Per il periodo postunitario sono state consultate la Santa Visita del 1879 di Monsignor Leopoldo Ruggiero (1877-1886), napoletano ma di genitori originari di Piano di Sorrento e quella monumentale del 1888 di Monsignor Giuseppe Giustiniani (1886-1917), anch’egli napoletano, pastore di eccezionali doti di mente e di cuore.
Per comprendere bene alcune caratteristiche delle processioni della Settimana Santa in generale e di quelle della Penisola Sorrentina in particolare, bisogna assolutamente tener presenti gli orari delle celebrazioni liturgiche che scandivano il triduo Pasquale prima delle riforme del secolo XX. Nel vecchio ordinamento liturgico, scaturito dal Concilio di Trento conclusosi nel 1563, la Messa si poteva celebrare solo nelle ore mattutine e mai oltre mezzogiorno poiché era in vigore l’obbligo del digiuno dalla mezzanotte per il celebrante e per chi voleva comunicarsi. Quindi, la celebrazione della Messa in Coena Domini con la reposizione del Santissimo Sacramento in un altare che veniva impropriamente chiamato Sepolcro, avveniva nelle chiese parrocchiali nella mattinata del Giovedì Santo, mentre contemporaneamente il vescovo, assistito dai soli Canonici, in cattedrale celebrava la Messa in Coena Domini con la benedizione degli olii e la reposizione. Il rito della Lavanda dei piedi poteva essere eseguito a sera, fuori Messa.
Avvenuta la reposizione, iniziavano le cosiddette visite ai Sepolcri dei singoli fedeli e delle confraternite con una modalità estremamente semplice che prevedeva un corteo salmodiante preceduto da una Croce; questa pratica doveva essere così usuale che raramente viene registrata nelle Sante Visite e poteva avvenire anche all’alba del Venerdì Santo, prima che iniziasse la celebrazione della Passione e fosse consumata l’Eucarestia. Il pomeriggio del Venerdì Santo, vuoto di celebrazioni liturgiche, veniva riempito di pratiche devote quali le Tre ore di agonia o l’Ora di Maria Desolata o la processione del Cristo Morto, che sarebbe più esatto chiamare del Cristo Deposto. Difficilmente i cortei e le processioni del Giovedì e Venerdì Santo avvenivano nelle ore notturne soprattutto nelle zone rurali o periferiche, vista la totale mancanza di illuminazione pubblica (solo in parte compensata dalla luna piena pasquale), l’insicurezza sociale e lo stato precario delle strade; così come le Messe, anche le processioni si svolgevano, in genere, al mattino o perlomeno alla luce del sole. Il Sabato Santo, sempre in mattinata, si celebrava la Veglia Pasquale, si faceva gloria, ed i sacerdoti uscivano per la benedizione delle case.
Con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano Secondo, le celebrazioni del Triduo Pasquale sono state riposizionate nel loro giusto orario: la Messa Crismale al mattino del Giovedì Santo o anche la sera precedente, la Messa in Coena Domini nella serata del Giovedì Santo completa della Lavanda dei piedi e conclusa dalla reposizione del Santissimo Sacramento, la celebrazione della Passione e Morte del Signore nel pomeriggio-serata del Venerdì Santo e la Veglia Pasquale al Sabato Santo, dopo il tramonto del sole.
Lo spostamento delle celebrazioni liturgiche del Triduo Pasquale dal mattino alla sera e lo sviluppo parossistico delle processioni avvenuto negli ultimi decenni ha causato un intasamento di riti serali nelle giornate di Giovedì e Venerdì Santo a tutto discapito delle prime.
Analizzando la Santa Visita di Mons. Apuzzo, notiamo come nel 1856 sono solamente due le processioni esplicitamente riportate: quella dell’Arciconfraternita della Morte di Sorrento, nata anch’essa come visita ai Sepolcri nel Giovedì Santo ed evolutasi, nella prima metà del Settecento, come processione del Cristo Morto che costituirà il prototipo di tutte le altre della Penisola, e quella di Piano-San Michele che ha tutte le caratteristiche di una processione parrocchiale poiché la statua del Cristo deposto era stata fatta di recente a spese dei fedeli ed era di proprietà della parrocchia; ancor oggi, infatti, nella processione serale del Venerdì Santo la statua è preceduta o seguita dalla Croce astile della parrocchia, dai ministranti e dal clero.
La statua dell’Addolorata, in questa Santa Visita, è presente solo nella congrega di Seiano e nelle chiese parrocchiali di Trinità e di Torca. Nella congrega di Mortora vi sono i martiri (gli strumenti della passione di Nostro Signore Gesù Cristo), indizio di un primitivo corteo penitenziale non ancora evolutosi in una vera e propria processione.
La strana assenza di altre processioni, come riferito più sopra, non significa necessariamente che non ci fossero, ma che non erano organizzate come tali ma come semplici cortei, senza simboli e statue, per cui non si riteneva menzionarle esplicitamente.
La successiva Visita Pastorale presa in esame è quella tenutasi nel 1879 dall’Arcivescovo Leopoldo Ruggiero; erano trascorsi 23 anni dalla precedente ma c’era stata una svolta epocale con il passaggio dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.
Negli elenchi compare la prima volta una processione del Cristo Morto organizzata dall’Arciconfraternita della Morte ed Orazione sotto il titolo del Santissimo Crocifisso e dell’Immacolata di Seiano nel pomeriggio del Venerdì Santo; essa nasce a scadenza triennale probabilmente per le notevoli spese che comportava e le sue modalità, pur guardando al prototipo sorrentino, erano e sono del tutto particolari per la presenza di figuranti e di cavalli. Anche questa processione sembra essere nata dall’evoluzione della visita ai Sepolcri che la Congrega effettuava girando per le chiese di Vico Equense, ovviamente solo dopo l’apertura della Statale Sorrentina, poiché precedentemente sarebbe stato impossibile; infatti ancora nel 1877 il priore Vincenzo Capozzi chiedeva il permesso per poter effettuare, tra l’altro, “…la visitazione del Sepolcro e la processione dell’Addolorata in Settimana Santa”. La statua in cartapesta del Cristo Deposto, di epoca settecentesca, era precedentemente venerata sotto la mensa dell’altare di una cappella gentilizia sita in Via Punta la Guardia nello stesso casale di Seiano che fu poi sconsacrata dopo la metà dell’Ottocento; la donazione alla congrega o l’acquisto della statua da parte del sodalizio fu la motivazione che innescò il cambiamento della processione dal Giovedì al Venerdì Santo.
Interessante notare quanto dichiara il priore della Santissima Annunziata di Piano (vedi nota), a conferma di quanto dicevamo sopra che i cortei del Giovedì Santo per la Visita ai Sepolcri non venivano considerati delle vere e proprie processioni poiché non recavano nessuna immagine; ancor oggi il sodalizio è fedele allo spirito delle origini uscendo dopo la Messa in Coena Domini per la visita agli Altari della Reposizione, non recando nessuna immagine e cantando un inno eucaristico. Intanto era nata una processione del Venerdì Santo anche a Mortora, anch’essa probabilmente ad opera del parroco e con l’intervento della congrega poiché le statue del Cristo Deposto e dell’Addolorata erano della parrocchia. A S. Agnello il Monte dei Morti dichiara di possedere i cosiddetti Martiri per le processioni della Settimana Santa ed il plurale (le processioni) potrebbe indicare che usciva due volte; nell’inventario della chiesa parrocchiale dei Santi Prisco ed Agnello non è riportata l’artistica statua lignea del Cristo Deposto ma conosciamo da altre fonti che essa da più di un secolo era patrimonio della chiesa e si conservava sotto la mensa dell’altare del Rosario. Sempre a Sant’Agnello era nel frattempo nato il sodalizio dei Giuseppini nella cappella di San Martino ma non è ancora riportata nessuna processione in Settimana Santa per sua iniziativa. Per quanto riguarda Sorrento, viene esplicitamente menzionata una processione della congrega di Santa Monica, sebbene con una dichiarazione errata da parte del priore (vedi nota).
La terza ed ultima Santa Visita Pastorale che abbiamo preso in considerazione è quella effettuata da Monsignor Giuseppe Giustiniani a partire dal 1888; essa si protrasse fino al 1892 e costituisce una miniera di notizie raccolte con grande cura e precisione, rispecchiando l’indole di questo coltissimo e santo pastore sorrentino i cui resti mortali riposano nella cappella dell’Ospizio di Sant’Antonio da lui fondato per i poveri della diocesi.
Scorrendo l’elenco delle confraternite notiamo ancora la strana assenza di processioni a Meta; nell’inventario della chiesa parrocchiale la statua del Cristo Deposto non è presente. Questa immagine, scolpita in legno, viene comunemente attribuita allo scultore siciliano Girolamo Bagnasco (1759-1832) appartenente a una famiglia di artisti che per quasi duecento anni ha prodotto notevoli esemplari di sculture sacre e profane. Dalla Santa Visita di Monsignor Apuzzo è venuto fuori che lo scultore Giovanni Bagnasco, figlio di Girolamo, abitante a Meta, nel 1853 aveva eseguito una perizia per il restauro del cassettonato della chiesa di Mortora; dai libri parrocchiali di S. Maria del Lauro risulta che nel 1842 aveva sposato la metese Maria Luigia Lauro. E’ certo, dunque, che anche il Cristo Deposto di Meta esistesse già, scolpito da qualcuno dei numerosi ed omonimi scultori della famiglia Bagnasco e che, come spesso accadeva, non veniva preso in troppa considerazione. Infatti nel 1874, durante la Santa Visita pastorale dell’Arcivescovo Mariano Ricciardi, il parroco di Meta dichiarava:”Si fa la sola processione del Corpus Domini essendo state proibite quelle del Cristo Morto, di San Giuseppe e di Sant’Antonino”. Resta comunque ancora tutta da indagare questa figura di scultore siciliano trapiantato a Meta alla cui famiglia potrebbero essere attribuite altre immagini sacre usate nelle processioni della Settimana Santa nella Penisola Sorrentina.
A Piano San Michele la congrega Morte ed Orazione dichiara di effettuare una processione per la visita ai Sepolcri nel Venerdì Santo e quindi al mattino, confermando che quella della sera era una processione parrocchiale in cui si inserirà successivamente la congrega. La Santissima Annunziata, pur uscendo già per la Visita ai Sepolcri il Giovedì Santo, continua ancora a non riconoscerla come una vera processione e quindi non la dichiara. A Sant’Agnello la congrega del Santissimo Sacramento e Natività di Maria dichiara di fare la processione al mattino del Venerdì Santo per la Visita ai Sepolcri e quella del Monte dei Morti rivela di farla nel Giovedì Santo; anche in questo caso, essendo la statua del Cristo Deposto già presente nella chiesa parrocchiale, bisogna ipotizzare che la processione del Cristo Morto il Venerdì santo sera era nata ad opera della parrocchia e solo successivamente è diventata prerogativa della Confraternita. Altra novità a Sant’Agnello è la nuova processione nella Settimana Santa ad opera dei Giuseppini, sebbene non sia specificato in quale giorno avvenisse. A Sorrento il priore di Santa Monica dichiara che si fa la processione dell’Addolorata all’alba del Venerdì Santo, posticipata, dunque, come orario rispetto a quanto avviene attualmente, essendo ora l’inizio fissato per le tre del mattino.
Nel Massese è nata una processione del Venerdì santo sera nella parrocchia di San Tommaso Apostolo di Torca che tocca anche le parrocchie vicine di Sant’Agata sui Due Golfi, Pastena, Acquara e Monticchio; anch’essa nasce nel Giovedì Santo ad opera del parroco per la Visita ai Sepolcri (e cio’ spiega anche il suo lungo percorso), successivamente trasferita al Venerdì Santo sera e divenuta prerogativa della locale confraternita di San Filippo Neri. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento musicisti locali, tra cui molti sacerdoti, compongono una serie di inni a Gesù Morto e all’Addolorata che vanno man mano ad arricchire le processioni accanto agli antichi motivi del Miserere.
Con queste osservazioni termina l’indagine che ci eravamo proposti di fare sulle processioni della Settimana Santa nelle Visite Pastorali di tre arcivescovi sorrentini; per completezza di informazione aggiungiamo che nel secolo XX ed in quello XXI continueranno a nascere processioni nella Penisola Sorrentina secondo uno schema ormai collaudato e si amplieranno, a volte fino a snaturarle del tutto, quelle già esistenti. Novecentesche sono le processioni del Venerdì Santo sera a Massalubrense centro, un tempo prerogativa della parrocchia ed oggi organizzata dall’Arciconfraternita Morte ed Orazione, Capri Santo Stefano, organizzata dal 1990 dalla Confraternita di San Filippo Neri, Vico Equense centro, organizzata dal 1987 dall’Arciconfraternita dell’Assunta e Monte dei Morti; di recente istituzione quella del Giovedì Santo sera a Sorrento ad opera dell’Arciconfraternita del Rosario che ha recuperato l’antica Visita ai Sepolcri del sodalizio, quella della Congrega dei Luigini di Piano nel Martedì Santo e quella dell’Addolorata il Lunedì Santo organizzata dalla Confraternita di San Giovanni in Fontibus della Marina Grande di Sorrento. Per molte confraternite e soprattutto per quelle che non hanno in gestione cappelle cimiteriali, l’annuale organizzazione delle processioni si è rivelato un motivo per non estinguersi, vista l’attuale generale crisi della vita associativa. Notiamo, infine, la totale mancanza in Penisola Sorrentina di una processione pasquale come invece avviene in tantissimi paesi del Centro e del Sud Italia.
Qualche considerazione finale che nasce dall’analisi delle notizie riportate. Il periodo a cavallo dell’Unità d’Italia fu un’epoca di grave crisi per la società meridionale e di aperta ostilità verso la Chiesa Cattolica, i suoi ministri e le sue istituzioni nell’intento di ridimensionarne l’importanza fino ad allora avuta nella vita della popolazione; per quanto riguarda le processioni, in certi casi si arrivò persino a proibirle con il pretesto che turbavano l’ordine pubblico ed alle congreghe fu ingiunto di non usare i cappucci nel timore che sotto di essi potessero agire nell’anonimato cospiratori contro il nuovo stato di cose. E’ proprio in questo momento che le antiche confraternite si riorganizzano, nascono nuove associazioni cattoliche, si promuovono nuove processioni nella Settimana Santa si rimotivano e si ampliano quelle già esistenti. Una vera e propria reazione dal basso nell’intento di preservare la propria identità minacciata dai nuovi tempi che si andavano profilando e da una conseguente scristianizzazione.
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