domenica 30 luglio 2023

Quando un sms ti cambia la vita

di Antonio Polito da Il Corriere del Mezzogiorno

C'è modo e modo di fare le cose. Il governo - si sapeva da tempo - ha riformato il reddito di cittadinanza, di fatto togliendolo a chi è occupabile e non ha disabili, minori o ultrasessantacinquenni nel suo nucleo familiare. Si può essere d'accordo o meno, ma la misura è stata motivata, spiegata, e ampiamente dibattuta quando fu decisa. La questione perciò non è oggi ritornare sulla sua validità, ma su come è stata comunicata ai diretti interessati, molti dei quali evidentemente non avevano ancora capito che cosa stava per capitare loro, nonostante ciò che hanno scritto e detto al tempo i media. Il modo della comunicazione ha infatti provocato confusione e allarme soprattutto a Napoli, dove si concentra il maggior numero di persone che hanno ricevuto ieri per l'ultima volta il sostegno al reddito varato dal governo Conte I (di cui tra l'altro era vicepresidente quello stesso Salvini che oggi è vicepresidente del governo che l'ha tolto). La prima cosa che avrebbe dovuto fare l'Inps, che ha avvisato via sms 169mila famiglie in tutt'Italia, di cui 37mila nella sola Campania e 21mila nel Napoletano, era spiegare bene che cosa succede ora a chi ha perso l'assegno. Infatti gli «occupabili» avranno ora diritto, su richiesta, a 350 euro al mese come supporto alla formazione al lavoro per un massimo di dodici mesi; e verranno ammessi al nuovo trattamento attraverso gli sportelli dei centri dell'impiego e dell'Inps.


Invece nel messaggio si diceva solo e genericamente che veniva sospeso l'assegno «in attesa di eventuale presa incarico dei Servizi sociali». Il che non solo ha allarmato i comuni, letteralmente assaltati da un fiume di proteste e richieste verso i propri uffici (che naturalmente se ne lamentano, ma in fin dei conti anche per questo esistono, per rispondere ai cittadini); ma soprattutto allarma chi teme di veder sparire anche la prospettiva dei 350 euro. Perché se l'Inps ancora non sembra sapere chi avrà in carico l'operazione da settembre (per ricevere il nuovo sostegno bisognerà fare una domanda e frequentare corsi di formazione), viene il fondato sospetto che la fase due dell'operazione non sarà così rapida, e che molte famiglie per molti mesi dal reddito al nulla, nonostante abbiano diritto a qualcosa. Inquietante poi quel riferimento ai Servizi sociali: cosa c'entrano in questo caso, se il nuovo sostegno è alla formazione al lavoro, se cioè l'obiettivo è di trasformare gli occupabili in occupati, cioè quello che si rimproverava al Reddito di cittadinanza di non aver fatto? Attenzione, perché su questo il governo si gioca la faccia: ha voluto, anche giustamente, preferire il lavoro alla assistenza, ma se finisce l'assistenza e non arriva il lavoro allora l'intera operazione si traduce in un fallimento foriero di nuove tensioni sociali. Il punto debole della riforma introdotta dal governo Meloni consiste nel fatto che coloro che vengono definiti «occupabili» in realtà in molti casi non lo sono davvero, perché non hanno mai lavorato da più di dieci anni, o perché non hanno il livello di istruzione minimo per trovare un lavoro. Proprio a questo dovrebbero servire i corsi di formazione, ma sappiamo in Italia qual è il livello di efficienza e produttività dei centri per l'impiego e della formazione professionale. È dunque realistico temere che anche questo nuovo sostegno diventerà solo un altro mini-reddito, con la differenza che dura solo dodici mesi. È così chi ne godrà si troverà dopo un anno nelle stesse condizioni di partenza: e cioè occupabile sulla carta e disoccupato nella realtà. È su questo aspetto che avrebbe dovuto concentrarsi la comunicazione dell'Inps. Nel tentare di spiegare che futuro aspetta gli ex percettori del reddito di cittadinanza. Avrebbe cioè dovuto fare ciò che meritoriamente ha fatto Luca Trapanese, l'assessore al welfare del comune di Napoli, solo con mezzi e capacità di comunicazione infinitamente inferiori all'Inps: cioè illustrare passo passo ciò che si deve fare ora e così facendo togliere dalle spalle dei comuni ciò che l'sms dell'Inps ha tentato di scaricare. Quando si maneggia la vita della gente bisogna essere molto attenti, e dare tutte le informazioni e anche le rassicurazioni necessarie. Altrimenti anche le migliori intenzioni rischiano di trasformarsi nelle peggiori soluzioni; in grado solo, come è successo a Napoli, di creare ulteriori tensioni su un tessuto sociale che non ne ha certo bisogno.

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