di Dario De Martino - Il Mattino
Oltre cinquecentomila firme raccolte online per chiedere il referendum contro l'autonomia differenziata. Luigi Vicinanza, sindaco di Castellammare di Stabia eletto col sostegno del "campo larghissimo" di centrosinistra, che segnale rappresenta? «E parliamo soltanto di quelle online. Ce ne sono tantissime altre dai banchetti, dove ad esempio ho firmato io. Tutte queste firme sono un grande risultato e sono lo specchio di una consapevolezza diffusa nell'intero Paese e non solo al Sud: la legge Calderoli è un danno per tutta l'Italia». Non è una battaglia meridionalista, insomma. «Assolutamente no, è fondamentale questo punto. Sarebbe un errore enorme farla passare come una battaglia di retroguardia del Sud, come se fosse un retaggio sudista. L'autonomia differenziata danneggia anche il Nord perché se il Sud non cresce è tutta l'Italia ad essere penalizzata. Proprio sul Mattino state raccontando ogni giorno il cambio di paradigma. Non siamo in presenza di un Sud straccione e mendicante come alcuni ancora vogliono farlo passare, ma di un Mezzogiorno che cresce, aiuta e in alcuni casi traina l'intero Paese». Tornando al referendum, però, una cosa è raccogliere le firme e un'altra sarà portare la metà più uno degli elettori italiani alle urne. «Certamente. Però già questo risultato fa capire che c'è una presa di coscienza importante. E per questo bisogna andare avanti anche nella raccolta del firme per far sì che questa consapevolezza aumenti sempre di più».
Intanto le Regioni si muovono anche per altre strade e stanno facendo ricorso alla Consulta. Lunedì lo farà anche la Campania. «Tutti i passaggi istituzionali e costituzionali sono utili per fermare l'autonomia, sono d'accordo con questa mossa della Regione. E a proposito dell'operato delle Regioni, il recupero della balneazione a Castellammare non è un accidente o un caso della natura. È il frutto di un lavoro metodico e costante fatto dalla Regione Campania, guidata da Vincenzo De Luca, durato sette anni. Così si è arrivati alla bonifica del Sarno che finalmente non è più il fiume più inquinato d'Europa, come per troppo tempo è stato definito. È un esempio semplice del fatto che non è vero che le amministrazioni regionali meridionali siano sempre inadeguate e inefficienti e che quelle settentrionali sono, invece, il simbolo dell'efficienza. È un racconto manicheo che non sta più in piedi». Ma in cosa, secondo lei, l'autonomia penalizza in concreto il Paese? «Diciamoci la verità, la differenziazione nei livelli di prestazioni offerti lungo lo stivale esiste da decenni. Basta vedere ciò che documenta la Svimez. Il problema è che con l'autonomia differenziata, questo gap invece di essere affrontato viene certificato, istituzionalizzato. E bisogna ammettere che se siamo arrivati a questo è anche per un clamoroso errore della sinistra». Si riferisce alla riforma del titolo quinto del 2001? «Esattamente, all'epoca si voleva rincorrere la Lega in vista delle elezioni politiche e si approvò a maggioranza una riforma costituzionale deleteria. A distanza di oltre vent'anni questo errore viene perpetrato, ma stavolta dal centrodestra, interpretandolo nella visione più estrema, quella leghista». La legge chiarisce che senza i Lep non ci sarà autonomia. Non è una garanzia? «Anche i Lep sono in costituzione da vent'anni e non sono mai stati applicati. Non danno nessuna forma di garanzia, anzi».
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