di Ilaria Urbani - La Repubblica NapoliVico Equense - "Vulesse dedica' sta canzone
agli amici di Vico Equense, la mia città".
Bruce Springsteen parla in napoletano sul
palco di piazza del Plebiscito.
È il memorabile concerto a Napoli del 23
maggio 2013.
Con la E Street Band poi attacca la celebre
"My Hometown".
In un attimo la leggenda lega la storia del rock
a quella partenopea e alle sue origini
materne: mamma Adele Zerilli è figlia di
emigranti in America agli inizi del '900 da Vico
Equense.
Il trisavolo Andrea arrivato a metà ' 800 da
Palermo a Vico aprì il Gran Caffè Zerilli, la
moglie Rosa era nipote di Luigi Serio, poeta e
patriota della Repubblica napoletana del
1799, per la quale morì combattendo sul
ponte della Maddalena.
Non potevano che essere napoletani i fan più
accaniti del Boss, i due biografi appassionati
Paola Jappelli e Gianni Scognamiglio che nel
1997, all'indomani dello show unplugged di
Springsteen all'Augusteo, fondano il Pink
Cadillac Bruce Springsteen Fan Club e poi il
sito web.
Jappelli, professoressa d'arte, sul palco del
Plebiscito viene invitata dal Boss a cantare
"Dancin' in the Dark".
Cultrice e collezionista del Boss, con l'amico
Gianni Scognamiglio, nel volume racconta
centinaia di retroscena di 50 anni di carriera
dell'artista "nato per correre".
Album per album, tante curiosità sul Boss, una
ventina di Grammy e premio Oscar per "
Streets of Philadelphia" dal film cult con Tom
Hanks e Denzel Washington.
Ma il Boss ispira il cinema anche prima:
Robert De Niro per la memorabile scena di
Taxi Driver allo specchio con l'ossessivo " You
Talkin' To Me?
", "Stai parlando con me?", dichiara al sassofonista Clarence Clemons di
essere stato influenzato da Springsteen che si
rivolgeva così al pubblico quando veniva
richiamato sul palco per i bis.
Bruce non è solo un'icona musicale, ma è
simbolo di impegno politico, soprattutto dopo
l'album " The River" che contiene la
formidabile " Hungry Heart" inizialmente
composta per i Ramones, definita da John
Lennon " la miglior canzone rock scritta dai
tempi dei The Beatles".
Bruce ammette che la sua musica "vuole
misurare la distanza tra realtà e sogno
americano" e con « "The Ghost of Tom Joad",
ispirato a Furore di Steinbeck, esplora i temi
della povertà e dell'ingiustizia sociale» .
Un modo anche per sfuggire ai suoi demoni, al
fantasma della depressione con cui lotta da
sempre come il padre Doug, alcolista, col
quale ha un pessimo rapporto.
A differenza del papà, che non ha mai
accettato il suo desiderio di fare il cantante,
Bruce sceglie la musica come salvezza.
E regala da più di mezzo secolo questa
redenzione a milioni di fan del mondo non solo con i suoi album, ma anche con i concerti.
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