giovedì 26 gennaio 2012

Il viaggio di Flora Beneduce a Birkenau

Vico Equense - “Se penso al giorno in cui ho visitato il campo di sterminio di Birkenau, ancora sento il brivido freddo del ghiaccio del terrore che ho visto negli occhi dei miei figli”. Con queste parole, Flora Beneduce, ricorda il viaggio nelle vicinanze di Auschwitz. “Non si è trattato di una gita, ma di una discesa negli inferi della natura umana – continua la dottoressa -. Mi è sembrato di sentire il grido straziante di dolore di vite spezzate, di amori lacerati, di abbracci, sorrisi, futuri negati. Ancora provo sdegno per quello che è stato, vergogna per i delitti di cui l’uomo si è macchiato. In quel campo, un milione e centomila persone, tra ebrei, russi, polacchi e zingari, sono state massacrate. Un genocidio autorizzato, un peccato che peserà sempre sul destino dell’umanità. È per questo che il giorno della memoria deve essere celebrato. È per questo che i campi di sterminio dovrebbero essere mete di pellegrinaggio laiche, di riflessione, di preghiera. Anche se sicuramente avete già letto questi versi, mi piace riproporli per insegnare a noi, ai nostri figli, alle nuove generazioni che ciascun uomo ha una dignità, una storia, un valore davanti al quale inchinarsi, in ogni situazione, affinché non si verifichino più atroci delitti verso il Dio che è dentro ogni uomo. Considerate se questo è un uomo/ Che lavora nel fango/ Che non conosce pace/ Che lotta per mezzo pane/Che muore per un sì o per un no”.

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