martedì 24 gennaio 2012

Applausi e cori allo stadio per Gianmaria Cesaro

Sorrento - “Gianmaria uno di noi” è il coro lanciato dagli ultras della squadra del Sorrento mentre il marittimo originario di Marina di Cassano, rientrato da pochi giorni a casa dopo undici mesi di prigionia, ha ricevuto la maglia della squadra e un gagliardetto ufficiale dal presidente Mario Gambardella. È accaduto domenica al campo Italia, dove il ragazzo ha assistito alla partita Sorrento-Como, su invito della dirigenza del Sorrento calcio. È stato insieme al papà Antonio e al sindaco di Piano di Sorrento Giovanni Ruggiero. Ha salutato con affetto i tifosi che già durante la prigionia avevano “gridato” attraverso cori e striscioni che fosse liberato l’equipaggio della Savina Caylyn. “Grazie, grazie…”, soltanto queste le sue parole rivolte a giornalisti, tifosi, dirigenti, amministratori, accompagnate da un grande sorriso. Volto sereno e felice quello che aveva domenica, durante una giornata trascorsa all’insegna della spensieratezza. Ha guardato la partita seduto fra patron Gambardella e il figlio Attilio, tenendo stretta tra le mani la maglia rossonera. Pian piano Gianmaria sta cercando di ritornare ad una vita normale, trascorrendo il suo tempo con amici e famiglia. È durata undici mesi l’inquietante vicenda che lo ha visto protagonista insieme agli altri ventuno membri dell’equipaggio della petroliera Savina Caylyn. Tutto è cominciato l’8 febbraio 2011, giorno in cui la nave è stata sequestrata dai pirati nelle acque del Corno D’Africa, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall’India, nel pieno dell’oceano Pacifico, vicino all’isola di Socotra. La petroliera è stata rilasciata dopo oltre 317 giorni di prigionia e dietro pagamento di un riscatto superiore agli 11milioni di dollari. Sull’imbarcazione vi erano cinque italiani: Antonio Verrecchia di Gaeta, Giuseppe Lubrano Lavadera di Procida, Eugenio Bon di Trieste, Crescenzo Guardascione di Procida e Gian Maria Cesaro di Piano di Sorrento. Sono stati momenti duri quelli vissuti dai marittimi che hanno dovuto subire i maltrattamenti di pirati senza scrupoli. Ma l’incubo adesso è finito e ognuno è a casa circondato dall’affetto dei propri cari. (Fonte: Ilenia De Rosa da il Roma)

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