martedì 17 gennaio 2017

«Dopo 30 anni chiedo scusa a mio figlio»

Diego sul palco incanta gli oltre mille spettatori del San Carlo. Cori da stadio, commozione, palleggi: il campione e la sua città 

Fonte: Monica Scozzafava da Il Corriere del Mezzogiorno

Napoli - Seduti in prima fila Aurelio De Laurentiis e Luigi De Magistris ad assistere, insieme e per la prima volta, non ad una partita di calcio, ma il re del calcio. Non è lo stadio San Paolo, ma il tempio della cultura napoletana, il San Carlo, dove il tifo da stadio stride sulle note dell'Inno alla gioia che apre lo spettacolo. Le luci si accendono e sul palco c'è Peppe Lanzetta che racconta le ore in cui Diego Armando Maradona è tornato a Napoli. Le donne del pallonetto di Santa Lucia si chiedono dov'è. Dove si è nascosto il Pibe. Napoli, provincia Argentina nel nome di Diego. Che tiene il palco per oltre un'ora. Look total black, il Pibe inizia ingessato ma con il passare dei minuti, come se riavvolgesse i fili del tempo e si ricollocasse in sintonia assoluta con la sua città, stringe virtualmente il suo pubblico. Si emoziona con Gianni Mina, poi Lina Sastri con «Napul'e» tocca le corde ancora del suo cuore. Diego e le sua verità, le emozioni e i ricordi. Ma anche il monito ai ragazzini finiti nella rete del crimine: «Non sparate, inseguite altri miti. Seguite i campioni del calcio di oggi, Koulibaly che difende, Regina che prende la palla. Sono loro i vostri eroi». Ricominciamo: Del Piero e Totti annunciano «il calcio». Life si life, sono le 21,27 e sul palco del San Carlo appare Maradona. «Mi sento a casa, siete tutti amici. È una serata tra amici... mi hanno detto che abbiamo avuto problemi per i biglietti cari. Sapete perché li abbiamo messi a trecento euro? Perché avevamo saputo che Pelé organizzava un evento a duecento».
 
L'urlo: «E lui deve arrivare secondo». Lo stadio San Carlo applaude. Diego inizia il racconto delle sue gesta in maglia azzurra. «Da Barcellona sono andato via perché ai soldi ho preferito correre dietro a una palla». Sul palco c'è ora Salvatore Cannando e il siparietto di affetto riporta ai tempi d'oro. Suspense, calano sul palco le sagome di Blatter e di Platini. «Sono ladri e hanno portato via i soldi». Altra «olà» mentre Diego ringrazia De Laurentiis: tu si che sei rimasto qui. Cambia la scena, l'attore Gigi Sa voia toma a giovedì 5 luglio 1984. Quando Napoli iniziava a prendersi la sua rivincita. Savoia racconta quegli anni difficili del post terremoto e si rivolge a Diego: grazie a tè 'a nuttata è passata e noi siamo ancora qua». Diego è seduto su un trono in plexiglas, accanto c'è Gianni Mina. Il dialogo tra il giornalista e il campione e ricco di aneddoti, ricordi ed emozioni. Un gol alla Juve su punizione lo fa ancora piangere, Diego si compiace come se l'avesse realizzato in quel momento. Mina lo incalza a tutto tondo: il rapporto con la Chiesa, che Diego ha ritrovato «grazie a Papa Francesco. Ð gol all'Inghilterra proiettato a tutto schermo: undici tocchi del Pibe e poi il gol. La liberazione e il pubblico del San Carlo diventa la curva del San Paolo. Diego piange, è tornato físicamente e mentalmente tra la sua gente. Con Mina ricorda i genitori, donna Tota e don Diego. «Tutto cambia, non cambia il mio, grazie a mio padre che lavorava da solo e ci faceva mangiare in sette». C'è poi il confronto con Ca tello Maresca, magistrato della Dda e tifoso di Diego. Ma anche il siparietto con Salvatore Esposito di Gomorra ancora l'album delle figurine del primo scudetto. «O mamma mamma», la colonna sonora della serata, diventa l'inno di fronte al quale anche il Lirico si inchina. Lo scrittore Maurizio de Giovanni introduce Andrea Carnevale, Raffaele di Fusco, Antonio Carannante e Alessandro Renica e il film dei trionfi azzurri. «Sembra ieri - dice de Giovanni. È oggi è anche domani». Diego lascia Napoli felice. De Magistris a maggio gli conferirà la cittadinanza onoraria. De Laurentiis: «Sarà il nostro ambasciatore nel mondo, appena avrà risolto i problemi con il fisco». Il sipario cala sulle note di dementino che trascina tutti con il suo rap e conclude con «O surdato 'nnammurato». È l'ovazione che fa esplodere il teatro. L'ultima emozione Diego la regala a suo figlio: «Dopo 30 anni chiedo scusa al mio Diego, non lo lascerò mai più».

Nessun commento: