lunedì 21 gennaio 2008
De Mita eclissato nella monnezza
Le uniche cose che ha detto, lui che di "ragionamendi" è il massimo esperto, sono state: «La Iervolino non doveva essere candidata». L'ha dette al CorrMezz nel periodo natalizio, intervistato nella sede del Pd di Napoli sotto al suo balcone l'immondizia quasi gli entrava in ufficio. Lui non ci ha badato, bizantinismi ed alchimie hanno prevalso sulla munnezza. Poi è sparito e nessuno sembra più cercare Ciriaco De Mita. Sembra d'essere ai tempi di Mani Pulite: il ciclone ha risparmiato colui che divide la responsabilità politica con Bassolino (e Mastella). Eppure il gran visir di Nusco ha un peso specifico notevolissimo: è «l'altra metà del cielo», l'azionista con la golden share. Con un interesse specifico da almeno 15 anni: la sanità. Ed qui che i conti non tornano: al dicembre del 2005 il debito progressivo ha raggiunto la cifra di 7,5 miliardi di euro, voragine colmata con l'ennesima contrazione di un mutuo trentennale, rata astronomica da 208 milioni anno. E senza contare i debiti 2006-2007. Basti pensare che Prodi s'è deciso a nominare un tutor per la sanità locale importandolo dalla Toscana. I miliardi evaporati con la munnezza sono quisquilie rispetto al buco sanità, ma se i rifiuti in strada si vedono, quel che accade nelle Asl, negli ospedali ed altrove no. De Mita sembra non interessare a nessuno, eppure è lui che da anni decìde tutto con Bassolino e l'ex delfino Mastella. Un caso emblematico: l'ex manager dell'AslNa/l, irpino come lui, ha lasciato debiti da guinness. Nessuno l'ha cacciato, anzi De Mita l'ha promosso assessore alla Sanità, quello che tuttora governa per suo conto, Angelo Montemarano. Nomine, primari, medici, dirigenti, centri studi, convenzioni, istituti qua e là. Ha deciso tutto lui. E il via vai verso Nusco non s'è arrestato neppure nei giorni della catastrofe: pochi giorni prima di Natale sono piovute le ultime due nomine Asl, a Caserta e Napoli. Polemiche e battibecchi interni al centrosinistra Poi il cataclisma di queste ore. Ma di De Mita sembrano essersi tutti dimenticati. (Libero)
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