Si chiama: «Misure urgenti per il rilancio dell’economia attraverso la ripresa delle attività imprenditoriali». È la bozza di decreto sul ”piano casa” che il governo ha inviato alle Regioni in vista dell’incontro di domani a Palazzo Chigi e del successivo varo al Consiglio dei ministri di venerdì. In tutto sono sette articoli. Un provvedimento ”succinto”, ma che contiene enormi novità e che, con procedure semplificate in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, consente l’ampliamento di volume fino al 20% delle unità immobiliari private ultimate alla data del 31 dicembre 2008. Un tetto che sale al 35% nel caso in cui si demolisce il vecchio fatiscente edificio e se ne ricostruisce uno nuovo con tecniche costruttive di bioedilizia o fonti di energia rinnovabili. Basterà la Dia. Per poter effettuare gli ampliamenti di volume, - che in ogni caso, come prevede l’art.2 della bozza, non potranno «eccedere complessivamente il limite di 300 metri cubi per unità immobiliare» - basterà la denuncia di inizio attività, con l’asseverazione «sotto la propria responsabilità» del progettista. Ci si può mettere d’accordo con i vicini e utilizzare anche «l’aumento volumetrico spettante ad altra unità immobiliare contigua». Ok al cambio di destinazione. Gli interventi «possono anche consistere, in tutto o in parte, nel mutamento di destinazione d’uso, con o senza opere edilizie». Gli oneri. Se gli ampliamenti riguardano la prima casa «o gli interventi realizzati mediante la utilizzazione di tecniche costruttive di bioedilizia o di fonti di energia rinnovabili o di risparmio delle risorse idriche o potabili», si avrà uno sconto del 50% sul balzello che si deve ai Comuni per la costruzione. I vincoli. Non sono consentiti ampliamenti «nelle aree gravate da vincolo di inedificabilità assoluta». Sono espressamente citati i parchi nazionali, regionali e interregionali, le aree naturali e archeologiche. La stessa cosa vale per «gli immobili abusivi oggetto di ordinanza di demolizione e gli immobili privati situati su area demaniale». Per gli altri immobili soggetti a vincoli, compresi quelli dei centri storici, si dovrà mandare la richiesta alla Soprintendenza che avrà trenta giorni per rispondere. (gi.fr. il Mattino)
mercoledì 25 marzo 2009
Nuove possibilità ma anche vincoli
Si chiama: «Misure urgenti per il rilancio dell’economia attraverso la ripresa delle attività imprenditoriali». È la bozza di decreto sul ”piano casa” che il governo ha inviato alle Regioni in vista dell’incontro di domani a Palazzo Chigi e del successivo varo al Consiglio dei ministri di venerdì. In tutto sono sette articoli. Un provvedimento ”succinto”, ma che contiene enormi novità e che, con procedure semplificate in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, consente l’ampliamento di volume fino al 20% delle unità immobiliari private ultimate alla data del 31 dicembre 2008. Un tetto che sale al 35% nel caso in cui si demolisce il vecchio fatiscente edificio e se ne ricostruisce uno nuovo con tecniche costruttive di bioedilizia o fonti di energia rinnovabili. Basterà la Dia. Per poter effettuare gli ampliamenti di volume, - che in ogni caso, come prevede l’art.2 della bozza, non potranno «eccedere complessivamente il limite di 300 metri cubi per unità immobiliare» - basterà la denuncia di inizio attività, con l’asseverazione «sotto la propria responsabilità» del progettista. Ci si può mettere d’accordo con i vicini e utilizzare anche «l’aumento volumetrico spettante ad altra unità immobiliare contigua». Ok al cambio di destinazione. Gli interventi «possono anche consistere, in tutto o in parte, nel mutamento di destinazione d’uso, con o senza opere edilizie». Gli oneri. Se gli ampliamenti riguardano la prima casa «o gli interventi realizzati mediante la utilizzazione di tecniche costruttive di bioedilizia o di fonti di energia rinnovabili o di risparmio delle risorse idriche o potabili», si avrà uno sconto del 50% sul balzello che si deve ai Comuni per la costruzione. I vincoli. Non sono consentiti ampliamenti «nelle aree gravate da vincolo di inedificabilità assoluta». Sono espressamente citati i parchi nazionali, regionali e interregionali, le aree naturali e archeologiche. La stessa cosa vale per «gli immobili abusivi oggetto di ordinanza di demolizione e gli immobili privati situati su area demaniale». Per gli altri immobili soggetti a vincoli, compresi quelli dei centri storici, si dovrà mandare la richiesta alla Soprintendenza che avrà trenta giorni per rispondere. (gi.fr. il Mattino)
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